Sto per fare una cosa che non mi piace e che solitamente rifuggo, soprattutto quando viene usata per argomentare “contro”, cioè un bieco atto di ragioneria dei morti.
Quando ho saputo che tra i morti dell’attacco terroristico alla redazione di Charlie Hebdo c’era anche Georges Wolinski ho subito pensato a quell’agosto terribile di una decina di anni fa in cui il povero Enzo Baldoni fu ucciso dal delirio religioso di qualche fanatico.
Ho saltato col pensiero da uno all’altro per una semplice questione logica: ho conosciuto entrambi grazie a Linus, la rivista di fumetti (e molto altro) che dal 1965 ai giorni nostri ha allargato la mente e gli orizzonti culturali a un paio di generazioni.
Entrambi avevano a che fare col fumetto. Wolinski come autore dissacrante, controverso e caustico, Baldoni come traduttore/adattatore, prima per Gérard Lauzier, poi per Doonesbury, di cui è diventato una sorta di “interprete”, nel senso più largo possibile della parola, fino a meritarsi l’addio dai protagonisti della striscia, quando è stato ammazzato.
Ho peccato e ho fatto la conta: Linus, la mia rivista preferita (di cui mi bullo di avere la collezione completa, frutto di anni di mercatini, raid su ebay e una provvidenziale mamma collezionista fin dal 1965), ha ben due morti tra le sue firme, uccisi da fanatici religiosi espressione del più bieco fascismo islamico.
È sicuramente un caso, una orribile e sfortunata coincidenza. Però dà da pensare: due talenti che, per ragioni diversissime, sono incappati nel raggio di morte del fanatismo religioso. Due persone che si occupano della cosa che ai miei occhi pare più innocua al mondo, cioè il fumetto. Due collaboratori di una rivista che prende il nome da uno dei personaggi più riflessivi e placidi dell’intera storia dei fumetti e che ha sempre superato (senza nemmeno porsi il problema se fosse lecito o meno) tutti gli steccati ideologici, pubblicando sulle stesse pagine le vignette dell’extraparlamentare Dalmaviva e le strisce fieramente reazionarie di Al Capp.
Alla luce di questi due morti e di tutti gli altri nella strage di oggi, forse ho cambiato idea.
Mi sto chiedendo da ore perché la banda di fanatici assassini a Parigi ha scelto di colpire a morte un giornale di satira e non nemici più (scusatemi) “seri” e politici.
E sto iniziando a convincermi che i fumetti non sono così innocui.
Credo che ai fascisti fanatici di ogni colore e credo i fumetti facciano paura.
Gli fanno paura perché sono semplici, perché il fumetto è un mezzo espressivo capace di grandissima complessità, ma è anche l’entry level della letteratura, per tutti noi il primo “oggetto di lettura”.
E gli fanno paura perché i fumetti parlano a tutti, sono anticonformisti, non hanno limiti. E spesso fanno ridere e pensare anche senza parole. E per questo possono far ridere e pensare tutti, dai plurilaureati agli analfabeti forzati prodotti da ogni dittatura materiale o spirituale. E gli fanno paura perché i fumetti, soprattutto quelli satirici, fanno ridere. E le dittature (e le religioni: faceva bene il mio amico William Nessuno a ricordare “Il nome della rosa”, ai pochi fortunati che possono leggerlo su Facebook) si prendono molto sul serio. E temono chi ride.
Oggi è circolata molto su Twitter una vignetta di Rob Tornoe, che ritrae un terrorista armato di mitra fumante assediato e minacciato da una selva di penne, matite e pennini giganti.
L’attacco di oggi è frutto della paura ritratta (senza parole!) in quella striscia.
Se i fascismi in ogni loro incarnazione hanno sempre temuto la parola libera, non possono essere che terrorizzati dai fumetti: la forza della parola e l’efficacia micidiale del disegno insieme.
Nei primi anni Quaranta Woody Guthrie portava scritto sulla sua chitarra “This machine kills fascists“.
Ogni volta che un fumetto provoca una risata e un pensiero insieme, si accende anche solo per un attimo un’intelligenza. E un fascista/fanatico (interiore) muore. Basta pochissimo.
Forse è il caso di mettere – con orgoglio – quella scritta su matite e pennini, da oggi.
scusate se mi intrometto comunque fascismo: “sost. maschile Dottrina e prassi politica fondata sulla violenta e indiscriminata affermazione di motivi nazionalistici e imperialistici, sulla presunta loro adeguatezza a superare e armonizzare i conflitti economici, politici e sociali, e sull’imposizione del principio gerarchico a tutti i livelli della vita nazionale; estens., qualsiasi concezione della vita politica e dei rapporti umani e sociali basata sull’uso indiscriminato della forza e della sopraffazione.” Direi che include un bel po’ di cose…
@Enrico ottimo pezzo, davvero.
vorrei chiederle solo una delucidazione: come mai ha scelto proprio il termine “fascista” e non ad esempio nazista o comunista (anch’essi degenerazione di fanatismi)? non mi risulta che questi criminali abbiano un pur lontano punto di contatto con una (quantunque disprezzabile) ideologia prettamente italiana…
no, c’è il fatto che uso – fastidiosamente – due volte la parola “credo”, la prima volta come verbo e la seconda come nome
Ciao Enrico, forse qui c’è un refuso? “Credo che ai fascisti fanatici di ogni colore e credo i fumetti facciano paura.” Post davvero grande, come gli altri 🙂 Anna
Ieri “istintivamente” durante la pausa pranzo e poi sul treno mi sono letta due fumetti (di cui sono appassionata dall’adolescenza grazie ai miei fratelli maggiori).