Faccio subito coming out: io sono bersaniano. Ma proprio tanto.
Perché Bersani le ha tutte: ha un’età e un’esperienza politica e amministrativa tale da garantire competenza senza avere addosso troppo vecchiume, ha una storia politica affine alla mia, cioè è un ex comunista diventato sinceramente democratico con venature liberaleggianti ed è pure un esempio perfetto di “modello emiliano” con cui credo di avervi assillato negli ultimi vent’anni circa (scusatemi), peraltro avendo ragione.
Insomma, Pierluigi Bersani mi piace da morire come persona, come politico, come amministratore.
Dirò di più: Bersani mi rappresenta. Mi riconosco in lui e tra tutti i candidati alle Primarie è quello nei fatti più affine a quello che sono per storia, educazione, valori.
Ogni volta che guardo quell’immagine un po’ ingrata in cui lui è lì che si beve una birretta da solo (mentre pranza e lavora, perché quelli come noi sono degli stakanovisti quando si tratta di militare) mi viene voglia di pagargli un secondo giro e tenergli compagnia: la conversazione sarebbe di sicuro deliziosa.
Non ho problemi ad ammetterlo: Bersani sarebbe un perfetto leader di un centrosinistra di chiara matrice socialdemocratica. Nel 1992.
[Il post prosegue per altre 11 pagine di Word (sì, l’ho scritto in Word, sono un romantico a Milano), peraltro senza figure. Quindi o vi fermate qui o vi sincerate di avere un sacco di tempo e di pazienza a vostra disposizione. Se siete dei don Ferrante e il tempo non vi manca, proseguite oltre.] Oppure scaricate il post in PDF e ve lo leggete come più vi aggrada, qui.
Il problema è che vent’anni dopo il 1992, il centrosinistra e soprattutto il paese non hanno bisogno di una coalizione di scuola socialisteggiante, pur avendo bisogno di sinistra.
E le Primarie – e in generale le elezioni – non sono un contest in cui voti il candidato che ti assomiglia di più o ti sta più simpatico, ma quelle in cui il buon senso impone di votare chi propone le soluzioni migliori per risolvere i problemi di tutti.
;
Questo è un post in cui provo a spiegare perché alle Primarie voterò per Matteo Renzi e per le idee e il modello di sinistra e di paese di cui si fa promotore.
Provo a ragionare pubblicamente e a raccontarmi, perché confesso che per un bersaniano naturale come me la scelta non è stata facile e prevede un bel po’ di passaggi, che tra l’altro hanno a che fare con boh “quel sentimento di percezione che si ha di se stessi e non si abbandona mai” (quasi di certo c’è una parola tedesca che lo riassume)
Ecco, quindi, un po’ di punti su cui mi sono trovato a riflettere. Iniziano tutti, tranne le conclusioni, con “Nel 2012”, perché il punto è anche un po’ quello.
1 – GUSTOSE RICETTE D’ALTRI TEMPI
Nel 2012 la ricetta socialdemocratica dura, pura e indiscussa, non funziona più. E non lo fa dalla fine del secolo scorso. Se su questa ricetta mettiamo la salsa della contiguità con la CGIL, il piatto diventa immangiabile.
E non lo dico io, che ho studi economici limitati a qualche esame all’Università e sono scarso in matematica: lo dicono i fatti.
Faccio sempre il solito esempio (l’avrete già letto in qualche mio commento in giro o ve l’avrò direttamente fatto dal vivo, se siete sfortunati).
Prendete la vostra rubrica telefonica. Se è su carta, lasciate perdere e votate direttamente Bersani. Se è su uno smartphone, prendete nota di quanti tra i vostri amici sono assunti a tempo indeterminato.
Quasi nessuno, vero? Adesso contate quanti di questi assunti a tempo indeterminato lavorano nel pubblico impiego. Si contano sulle dita di una mano, di solito.
Ecco, la crisi del modello proposto dalla componente catto-socialisteggiante del PD e dalla CGIL è tutta lì. Lavorano, sicuramente animati da buone intenzioni, per garantire e difendere quelli che non stanno sulla vostra rubrica. Gente che, giustamente, è già garantita di suo. Ma voi (noi) no.
La gente come me (e come voi), insomma, per quel pezzo rilevante di sinistra NON ESISTE. Ed è difficile spiegare alla CGIL che le partite IVA piccole sono i nuovi sfruttati che fanno lavori para-dipendenti senza alcuna garanzia e non sono il nemico evasore.
Questa cosa va cambiata. E va fatto perché in questo momento la CGIL è, ai miei occhi, uno dei più grandi freni all’innovazione e al progresso in Italia. Non per cattiveria, ma perché proprio non ce la fa a capire. Come certe nonne adorabili ma un po’ rintronate.
Perché – fateci caso – se sommiamo le nostre rubriche telefoniche piene di tutto fuorché assunti, viene fuori una generazione. La nostra. Dimenticati. Lost.
Con la sua assurda pretesa di applicare vecchi concetti a una società, un mercato e a gente nuovi, il sindacato fa danni. O, come capita più spesso, si gira dall’altra parte e non ci vede.
Cambiare questa cosa non significa dimenticarsi i diritti dei lavoratori e tutte le sacrosante garanzie che in anni di battaglie giuste sono state conquistate.
Credo, semplicemente, che non sia una bestemmia porsi il problema di aggiornare la visione, di adattarsi ai nuovi tempi, di modernizzare le modalità di tutela del lavoro e dei lavoratori.
Magari capendo che i termini della questione non sono più quelli di un tempo (che era un tempo in cui a 18 anni facevi un lavoro e andavi in pensione avendo fatto sempre lo stesso lavoro nello stesso posto: ditemi chi fa, tra i nostri coetanei, una vita così, ora).
Ecco, Matteo Renzi propone di cambiare questa visione. E suggerisce una soluzione di sinistra (non lo dico io: lo dicono tutti gli analisti e perfino Wikipedia) che si chiama Flexicurity.
Se avete voglia di studiarvela, non è una cosa difficile da capire. In compenso è uno dei motivi per cui i lavoratori danesi (che è dove la Flexicurity si è attuata) sono tra i più felici al mondo, nonostante ore e ore di esposizione al pop locale.
Normalmente quando parlo di Flexicurity qualcuno mi risponde “eh, sì, ma noi non siamo mica la Danimarca”. Questa è una classica risposta “perdentista” (il copyright è di Aldo Cernuto, con cui ho il piacere di lavorare) tipica italiana e, odio dirlo, caratteristica di certa sinistra conservatrice.
Ovvio che non siamo la Danimarca. Ma nulla ci impedisce, se non la nostra inerzia fatalista e un certo timore che il nostro paese dia i natali a una nuova Whigfield, di provare ad assomigliarle.
D’altronde lo scopo della politica bella è quello di tracciare scenari lunghi e ambiziosi. Perfino utopie, va.
Il piccolo cabotaggio mi è venuto a noia, perché non produce risultati credibili e fa proliferare gli Scilipoti.
Credo, invece, che in Italia ci sia bisogno di quello che in anglo-milanese fighetto si chiama “paradigm shift”. Cioè, provare a rivoluzionare un ambito, senza distruggerlo, ma cambiandolo con forza con criteri scientifici, spostando letteralmente più in là la soglia tra problemi e soluzioni e adottando un punto di vista inedito.
Magari facciamo una sperimentazione limitata nello spazio e nel tempo, magari mettiamo a confronto materialmente due modelli, magari ci arriviamo col tempo, visto che qui nessuno vuole tutto e subito. Ma proviamoci, dannazione!
E facciamola tutta, non un pezzo (perché qui abbiamo l’abitudine di fare le riforme sul lavoro approvando prima le parti sfavorevoli ai lavoratori e poi darci malati quando bisogna approvare quelle favorevoli).
Rassegnarsi al “qui non si può fare” mentre altrove si può e funziona è una cosa che mi urta da morire. E sono di sinistra perché, come il bambino col pallone in “Comici spaventati guerrieri” non rinuncio a cercare il quisipuò.
2 – UN PARTITO ZIMBELLO
Nel 2012, a pochi anni dalla sua nascita, il Partito Democratico italiano è una barzelletta vivente. Vorrei dire cose più lusinghiere del partito che ragionevolmente voterò, ma non riesco a produrre di meglio.
Diciamoci la verità: il PD così com’è non piace a nessuno. E nel caso migliore questa condizione genera rabbia, che almeno è una reazione che nasce dal dispiacere. Nei casi peggiori la gente fa spallucce, gira gli occhi al cielo. O ride, direttamente.
La quantità di persone che non riescono a prendere sul serio il PD, considerato nei casi migliori una maionese impazzita (cioè una cosa immangiabile che nasce da ingredienti buoni, ma deve diventare qualcos’altro o la si butta via), è impressionante.
Perché non funziona? Perché al Lingotto ci eravamo detti che avremmo fatto un partito a vocazione maggioritaria, con altri riferimenti politici e culturali che non fossero gli epigoni del PCI e della DC.
Ora guardate il gruppo dirigente del partito. Esatto: ex PCI + ex DC. Che sorpresa.
La verità è che il PD, dimenticata la giornata al Lingotto, è diventato una sorta di compromesso storico tascabile che scontenta tutti. La solita medietà che nasce dall’assemblaggio di due cose vecchie spacciate per nuove: alla fine si incollano sempre le due metà peggiori.
Ora, non sembri che ci sia ingratitudine verso le due grandi culture politiche che hanno caratterizzato il Novecento (in verità sono grato solo a una delle due e peraltro con riserve). Ma, appunto, hanno caratterizzato il Novecento, che – cari compagni della mozione “Novecento”- è finito!
Ora la società è cambiata e pure il secolo non è più lo stesso. E quelle due chiese lì, peraltro strutturalmente poco propense a mettersi in discussione e aggiornarsi, non raccontano più il mondo in modo giusto. E se analizzano male il presente e i suoi problemi, figuriamoci quanto riescono a proporre soluzioni efficaci per il futuro.
I problemi non finiscono qui. C’è anche il fatto che negli ultimi anni la pratica politica quotidiana del centrosinistra manca di capacità di produrre visioni, orizzonti, idee. E il PD non ha funzionato nemmeno bene nel ruolo di oppositore, visto che quello di propositore non gli è congeniale.
Nel corso degli anni mi sono passati sotto il naso tutti i fallimenti, i no show, i tentennamenti , gli imbarazzi e le scelte sbagliate di un partito che sa benissimo da quali antiche parti è composto ma non sa dove vuole andare in futuro e si preoccupa più di non scontentare nessuno che di fare politica.
Faccio giusto qualche esempio:
– ciance infinite sulle unioni di fatto (qualche genio, addirittura, fece scrivere la proposta di legge alla Bindi) che hanno prodotto il nulla e lasciato praterie alla destra clericofascista
– nessuna legge sul conflitto d’interessi, a fronte del conflitto d’interessi più grande al mondo
– nessuna proposta innovativa sul mercato del lavoro se non difendere la formalità dell’esistente (è vero che il PD è il partito dalla parte dei lavoratori: peccato che il problema di quest’epoca sia diventare lavoratori)
– timidi accenni di dialettica sul fine-vita, sui diritti della persona, ecc. subito auto-cassati per non spiacere al clericofascista di turno, peraltro imbarcato direttamente nel partito o tenuto da conto come amatissimo alleato ricattante
– nessuna iniziativa sul tema (per me secondario, ma importante a livello comunicativo) dei costi e dei privilegi della politica, se non tardiva, derivativa e tirata per i capelli
– tentennamenti (e poi tifo spudorato per i listini bloccati, senza le primarie per scegliere i candidati o con “parlamentarie” (si usa?) farlocche in mano ai capibastone)
– carenza d’iniziativa riguardo agli ultimi referendum (quelli sull’acqua pubblica, ecc.), con un esempio perfetto di non-schieramento
– indisciplina e lassismo nell’opposizione a Berlusconi, quando governava (e tassi d’assenteismo inaccettabili tra i parlamentari)
– linea ondivaga, per cui un giorno fai la foto di Vasto con Vendola e Di Pietro, poi fai un’alleanza strutturale in Sicilia con l’UDC (cioè, l’UDC siciliano, una realtà al cui confronto la Spectre è la Caritas), poi fai quasi una federazione con il partito di Vendola e corteggi l’UDC mentre Vendola lo sfancula e tu ti trovi in mezzo al fuoco incrociato di due partiti che in un paese civile non dovrebbero esistere.
Ora i casi sono due. O cambiamo radicalmente il partito e ne facciamo qualcosa di nuovo. Oppure continuiamo a regalargli un voto di risulta, più identitario e di posizionamento che politicamente motivato, fino a quando avremo pietà per noi stessi. Finendo chissà dove. Forse in un posto peggiore. Forse a casa a fare i rancorosi, come tanti.
Si respira incertezza, di questi tempi. Lo so. Ma sono certo di una cosa: votare per la coalizione di ex boiardi PCI ed ex boiardi DC che sostiene il povero Bersani significa affermare col voto che il PD così com’è ci piace da morire e che tutto quello che è stato fatto finora ci è sembrato inappuntabile, giustissimo.
Insomma, chi vota Bersani esprime un inequivocabile “continuate così” al PD.
E’ giusto che tutti lo sappiate.
3 – DIMMI CON CHI VAI E TI DIRO’ CHE NON GOVERNI
Nel 2012 la prospettiva di avere un partito socialdemocratico di massa che si allea con un partito di estrema sinistra fino a poco prima extraparlamentare (oltre che guidato da un ex parlamentare che non ebbe problemi a far cadere il migliore – nonché unico credibile – governo di centrosinistra che l’Italia abbia mai avuto, cioè il primo Prodi) mi lascia perplesso.
[Ok, chi prendo in giro. Allearci con Vendola e rifare il PCI è una figata incredibile. E tutti i miei ormoni da sedicenne fanno la capriola da ore, dopo vent’anni di letargo. Però allora torna TUTTO indietro, eh. Torniamo a essere la quinta economia mondiale, torna l’URSS, il Toro torna a piazzarsi fisso nella parte alta della classifica di serie A e io torno adolescente e mi arricchisco col calcioscommesse clandestino, tanto so tutti i risultati da allora a oggi (note to self: nel 1999 compra azioni Tiscali ma poi vendi prima dell’estate) e non mi rifidanzo con la fidanzatina di allora.]
Battute a parte, la prospettiva del PD “storico” è la solita: fare un partito profondamente identitario, cioè un partito che viene votato da gente che si definisce di sinistra, che è intimamente di sinistra e che fa del suo essere di sinistra una questione esistenziale. Non so se ho scritto “sinistra” un numero di volte sufficiente nel periodo prima di questo, ma spero di aver reso l’idea.
Chiariamoci: là fuori è pieno di gente che è intimamente di sinistra. Gente che se perde la memoria, la prima cosa che ricorda quando la recupera è “sono un comunista”.
Sono uno di quelli pure io, uno di quelli che ai funerali dei nonnetti dell’ANPI si commuove se suonano l’Internazionale, che prova un certo brivido di appartenenza a chiamarsi “compagno” tra compagni e che sa tutte le canzoni di Guccini a memoria (testo e accordi, eh) nonostante abbia fatto di tutto per dimenticarsele.
Però quella percentuale di persone lì, ammesso che voti tutta per intero e che non sia morta nel corso degli anni, in Italia ammonta al massimo al 34% dell’elettorato.
Abbiamo una sorta di sindrome del 34%, è una storia lunga. Cioè il massimo storico raggiunto dal PCI in un’elezione a carattere nazionale.
Giusto un punto in più di quanto prese il PD al suo esordio, nonostante Veltroni leggesse lacrimevoli missive di bambini moribondi a ogni comizio.
Se vogliamo che il centrosinistra conti qualcosa in più di un misero terzo dell’elettorato, dobbiamo raccogliere i voti di chi non si definisce di sinistra ma è disposto a concordare con le proposte del PD, con le sue idee e perfino i suoi valori.
Là fuori è pieno di gente così, gente di buonsenso, civile, integra, che crede nei valori giusti, ecc.
Magari persone che qualche volta hanno votato a sinistra, altre no, altre sono state a casa. E che non sono di sinistra, nel senso che non gli interessa definirsi secondo quel parametro o semplicemente hanno altri stili di vita.
L’avrò scritto in decine di post, quindi vi risparmio la solfa, ma la questione per cui se voti un partito tu “sei” di quel partito e quella scelta caratterizzerà la tua vita, il tuo modo di pensare, essere e concepire il mondo è una sonora. e macroscopica pippa mentale di noi vetero di sinistra.
Il fatto che noi siamo così non implica che il resto del mondo lo sia. Ma, abituati così tanto a fissarci intensamente l’ombelico, non ce ne siamo mai accorti.
Ed è dovuto arrivare uno “straniero” rispetto alle nostre identità per svegliarci dall’ipnosi causataci dai nostri interessantissimi ombelichi identitari.
Qualcuno è lì che reclama ancora 5 minuti di sonno ombelicale, ma è tempo di svegliarsi e andare.
Andare dove? Dove ci eravamo detti che saremmo andati, cioè verso la famosa “vocazione maggioritaria”. Ovvero, per tradurlo dal politichese, verso un partitone che prende almeno il 40% dei voti, in virtù della sua capacità di aggregare l’elettorato attorno a precise parole d’ordine programmatiche, non basandosi più su parametri identitari, su posizionamenti politici novecenteschi e così via.
Su questo Renzi è imbattibile. Qualsiasi sondaggio (e il buonsenso, chiacchierando in giro) conferma che, essendo la prima figura di spicco espressa dal centrosinistra a non avere forti caratteri identitari novecenteschi, è in grado di far votare il programma del centrosinistra a gente che non si definisce di sinistra. Perfino da gente che in passato ha votato dall’altra parte.
E non lo fa alterando la natura programmatica del centrosinistra (anzi, dal campo bersaniano lamentano “ci copia il programma”, dimenticando che Renzi e Bersani sono nello stesso partito), ma riuscendo a comunicare con quella parte dell’elettorato che cambia canale appena sente in tv l’ampollosa prosa sinistrese e considera una tortura l’ascolto di una canzone intera di Guccini.
Il partito a vocazione maggioritaria, cioè, è quello che compete per togliere voti ai potenziali alleati.
Il partito minoritario immaginato dal campo bersaniano è sempre il solito: quello che si ritira nell’orticello identitario, lasciando libere praterie agli alleati che, casomai si andasse al governo, avranno peso e importanza tali da compiere ricatti a raffica.
E visto che abbiamo già subito l’umiliazione di farci ricattare dagli estremisti di sinistra e di centro nelle due incolori esperienze di governo nazionale di centrosinistra, credo sia giusto dire basta. O volete un altro Prodi-bis in cui ogni mattina ci svegliavamo con l’ansia che il senatore Pallaro avesse perso l’aereo da Buenos Aires?
L’ipotesi di Renzi, dichiarata a gran voce negli ultimi giorni, di fare un PD a vocazione maggioritaria che non si allea con i clericofascisti familisti dell’UDC e taglia i ponti con le cariatidi anticapitaliste fricchettone di SEL e punta al 40% e oltre per me è la migliore disponibile.
Sottolineo la parola “disponibile”, perché si fa quel che si può. E ragionevolmente il PD da solo non avrà i numeri per governare.
Li avrà, forse, se fa un’ammucchiata che imbarca cani e porci da Diliberto a Casini. Sarà il governo più ricattabile e debole del mondo, che tra litigiosità e incapacità di decidere spalancherà entro pochi mesi le porte al trionfo berlusconiano-grillino.
Io l’ammucchiata non la voglio più. E trovo stupido che al PD non si accorgano che è la scelta peggiore. Peggio dell’opposizione.
Da soli, con un partito forte, le chance di governare in solitaria sono pochissime (dipendono molto dalla legge elettorale).
In compenso, visto che tutto ci porta verso una grande coalizione Monti-bis, un PD al 40% potrebbe contare molto di più e far fare a Monti le cose buone che non ha fatto, visto la brutta maggioranza (a guida PDL) che lo supporta.
4 – IL PIU’ GROSSO PROBLEMA DEI RENZIANI E’ RENZI. IL RENZI PERCEPITO A PELLE
Nel 2012 non riesco più, dopo vent’anni di Berlusconi, a prendere sul serio chi oppone sensazioni personali a ragionamenti politici.
Quelli che “Renzi mi sta antipatico”, “Renzi ha una faccia che non mi piace”, “Renzi è un furbetto”, ecc. non si rendono conto che stanno percorrendo il lato B della concezione carismatica della politica. Una concezione su cui Berlusconi ha fondato vent’anni di vittorie elettorali.
Il lusso delle scelte d’impulso, la velleità di affidarsi all’intuito, la moda dannosa di giudicare “a naso” hanno fatto danni politici mostruosi. E anche danni altrove, ma restiamo nel campo politico.
Tra l’altro se l’intuito delle masse fosse davvero una cosa buona, ci saremmo risparmiati un sacco di problemi in passato. Ma dai tempi di “Barabba, Barabba!” diffido dei giudizi “a pelle” della gente.
E, non offendetevi, l’espressione “intuito politico” da parte dell’elettorato italiano (sì, anche tu) è un ossimoro. Fatevene una ragione.
Fatte tutte queste premesse doverose, capisco il disagio di molti. Di molti come me.
Sì, perché quel tizio lì che a 37 anni vuole fare il capo può effettivamente stare sull’anima.
Ma, di nuovo, il problema siamo noi. Ci sta sull’anima per un sacco di motivi sbagliati.
Il più emergente dice “a 37 anni non sei nessuno”, “chi ti credi di essere”, “ne devi mangiare di Ovomaltina per essere credibile con la Merkel, e così via.
Ecco, questo è un ragionamento da vecchi.
Ma vecchi brutti, vecchi dentro. Perché a 37 anni, nei paesi civilizzati, non solo sei pronto a tutto, ma sei pure “un po’ in ritardo.
E se non ci ribelliamo noi di sinistra alla dittatura della vecchiezza, per cui c’è gente che fa la prima esperienza di lavoro seria ben dopo i 30 anni di età, allora siamo spacciati.
Siamo una gerontocrazia mentale, oltre che de facto.
E ci tengo a ricordare a tutti che a 27 anni Jim Morrison era già Jim Morrison e Bergomi ha vinto il suo primo mondiale a 18 anni, con due baffi da uomo.
Siamo così abituati al fatto che il giovane (e l’Italia è l’unico posto dove a 37 anni sei giovane) è uno sfigato da considerare spavalderia la legittima aspirazione a contare di più. Dove contare di più non significa conseguire alla soglia dei quarant’anni il primo contratto di lavoro non semestrale, ma governare il paese.
Il secondo è che Renzi “non è uno di noi”, non parla come noi, delude le nostre aspettative formali, ecc. Cosa profondamente vera.
Mi chiedo solo se è sano essere così presuntuosi da pensare che ciò che non ci assomiglia sia automaticamente il male.
Anzi, fatemi rigirare il concetto. Dopo anni a votare ed eleggere gente che alla fine non ci è piaciuta tantissimo, ma ci assomigliava in modo impressionante, non è forse il caso di chiederci se il problema siamo noi?
Pecchiamo di superbia, talvolta. E ancora più spesso di chiusura mentale.
E ci ritroviamo a pensare che esista una sola via per il bene: la nostra.
Però, alla millesima dimostrazione che non è proprio così, forse potrebbe essere intelligente chiedersi se è possibile davvero un’altra via, peraltro affine a quella che, storicamente e pervicacemente, abbiamo seguito.
Non si tratta di uno spostamento epocale, cioè di svegliarci una mattina, tradire gli affetti e iniziare a tifare per i cattivi, ma di riconoscere che lo spirito di sinistra può prendere altre forme, magari più efficaci e di successo e capaci di fare presa su chi non è come noi.
Certo, accettare questo implica automaticamente dirci che evidentemente non eravamo il migliore dei mondi possibili. Abbiamo il coraggio di farlo?
Il terzo è una sorta di contenitore e ha a che fare con il complottismo paranoico tipico delle comunità chiuse. E quindi a seconda dei casi Renzi è di destra, Renzi è un democristiano, Renzi è come Berlusconi, Renzi è come Blair, eccetera.
Tutte accuse generiche, fatte a monte, e dipendenti da un solo motivo: la diversità di Renzi rispetto a quelli a cui siamo abituati.
Prese una a una, le accuse crollano con un soffio.
Renzi è di destra? Leggi il programma e scopri che non lo è affatto. E tra l’altro la dicotomia destra-sinistra su cui si basa questa accusa è scaduta da una quindicina d’anni e inizia a puzzare in frigo.
Renzi è un democristiano? Sì, la sua esperienza politica “prima” è stata nei popolari, quelli post-dc che ci piacevano tanto. Poi ha fatto altro, a sinistra, per esempio due esperienze amministrative di alto livello, una delle quali in una specie di piccolo ministero degli Esteri e del Turismo che si chiama Città di Firenze.
E come uomo della sinistra ci è andato benissimo, senza battere ciglio, per ben due elezioni.
Mi chiedo che problemi possa dare a chi ha votato Prodi, democristiano per davvero.
Renzi è come Berlusconi? Sì, è come Berlusconi nella capacità di comunicare, nel dominio dei media, nella capacità di semplificare un messaggio e renderlo comprensibile a tutti e non solo ai laureati con lode in scienze politiche e lunga esperienza di militanza attiva. Per il resto cosa ha da spartire con Berlsconi, visto che la sua forza comunicativa è il peggiore nemico del grande seduttore che ha abusato di questo paese per vent’anni?
Renzi è come Blair? A parte il fatto che essere come Blair non sarebbe necessariamente un male, se in Italia manca del tutto l’esperienza di una sinistra in grado di uscire dal proprio recinto ideologico (esclusi pochi casi, tipo Chiamparino), forse è il caso di recuperare.
E in ogni caso se di tutta l’esperienza blairiana ricordiamo solo la deriva finale, non facciamo un buon servizio alla verità. La svolta extraideologica è un passaggio obbligato della maturazione della sinistra. Arriviamo con comodo dopo il Regno Unito, ma forse è il caso che prima o poi ci adeguiamo.
5 – QUINDI?
Quindi dovrei fare quella che in comunicazione si chiama call-to-action, cioè invitare la gente a fare qualcosa che ritengo giusto o utile.
In verità non me la sento, perché mi piacerebbe che questa lunga prolusione fosse una sorta di call-to-thought.
Pensateci, avete ancora qualche giorno.
Da un lato c’è l’occasione di cambiare la sinistra e forse il paese, con idee nuove (e con alcune idee vecchie e “nostre” per cui continuiamo a lottare), una visione realistica e di buonsenso e un investimento sul potenziale di un leader e di una classe dirigente che scalpita, tenuta lontana dal potere per troppo tempo da boiardi di partito.
C’è un programma esteso, ragionevole e pieno di novità a cui (limite mio, ma piacevole sorpresa) non avevo nemmeno pensato, c’è l’emergere sulla scena politica di persone che fino a oggi si erano tenute lontane da comizi e affini ma hanno trovato una inedita voglia di partecipare, c’è un leader a sinistra che finalmente sa comunicare, padroneggia i linguaggi, le piattaforme, gli stili.
E c’è l’opportunità di provare a fare qualcosa di diverso in un contesto sicuro, perché il segretario resta Bersani e la sinistra siamo tutti noi, capacissimi di cambiare rotta.
Alla peggio (ma ho valide ragioni per considerarlo uno scenario improbabile, però ci tenevo a rassicurarti, nonno), se ci accorgiamo che è stato un errore, ci sono tutte le garanzie per ripartire dalla casella precedente.
L’errore è aver paura di osare. E l’errore è ancora più grave è aver creato questo clima in cui Renzi è il capellone e il PD fa la parte delle anziane anni Sessanta, scandalizzate.
Dall’altra, escluso il segretario che è una brava persona e sarebbe un ottimo ministro dell’Economia, ci sono i boiardi di partito, le solite facce della solita sinistra con le solite parole d’ordine, i soliti slogan e niente di nuovo se non un “ora tocca a noi” reclamato più per solite questioni di turno che di merito. C’è il solito, per capirci.
Non vi dico di scegliere Renzi subito. Non fatelo, almeno non fatelo dopo aver letto questo post. Leggete il programma, capite se e quanto vi piace. E leggetevi i programmi degli altri e fate due conti con la realtà.
Ma, mi raccomando, non scegliete (mai più) a pelle. Nemmeno se a pelle vi viene di votare per Renzi. Impariamo dagli errori.
Se sceglierete l’idea che la sinistra in Italia faccia un salto di qualità rispetto al solito laburismo ricucinato, arrivi a pesare quasi la metà dell’elettorato e la smetta di farsi ricattare da alleati micragnosi con idee e persone orribili (sto parlando di UDC e SEL), credo farete bene al paese e anche a voi stessi (lo so, sembra una lettera di una catena di Sant’Antonio, questa parte).
Se sceglierete ancora la sicurezza e la disciplina (di partito) per dire alla sinistra di continuare così dopo vent’anni di successi politici ed elettorali straordinari, contenti voi.
Segnatevi, però, questo post . Perché nel caso lo tirerò fuori quando ci accorgeremo troppo tardi che il PD sta facendo la parte della rana bollita lentamente (la metafora è di Alessandra Farabegoli) e che la sinistra va scemando piano piano a favore di chissà cosa.
Siamo di nuovo a una svolta, come nel 1994. La crisi si fa sentire e non è solo una questione economica, è un fatto di sfiducia complessiva, di stanchezza, di esasperazioni che si sommano e che meriterebbero altri tempi, altre garanzie, perfino altre gentilezze che non abbiamo potuto preparare.
Nel 1994 ci affossò un nemico inedito, con elmi e armi nuove che non sapevamo esistessero e poco dopo non sapevamo usare. Perdemmo male e non ci siamo del tutto ripresi da allora.
Ora abbiamo l’occasione per dare una svolta, e forse per imprimere un segno di dignità da parte della nostra generazione via via sventurata, inibita e viziata.
Scegliere Renzi non è una risposta definitiva, lo sappiamo tutti, lo sa e lo ha detto anche lui stesso. Però è il tentativo più forte, più credibile, più affascinante di rinnovare la sinistra, proporsi con idee nuove al paese, provare davvero a cambiare le cose. E cambiare significa anche cambiare la sinistra. E pure cambiare noi.
Non so se sarà una battaglia che vinceremo. Ma non mi perdonerei mai di non averla combattuta, nel 2012.
Ho letto con interese la lunga pagina del tuo “Caro diario…”.
Colgo l’occasione, e dedico del tempo a te, perché comunque ci hai messo il cuore, ma sono dell’opinione che dietro le tue opinioni ci siano una buona dose di considerazioni politiche errate da eccessivo bombardamento mediatico anti-PD convergente da tutti quelli che in Italia continuano a volere governi che non governano (che figata Berlusconi che si occupa dei cazzi suoi e noi ci facciamo i nostri… oh se arriva il PD vuole poi occuparsi davvero dei problemi…).
Per punti.
Sugli assiomi del tuo pezzo:
– “scuola socialisteggiante”: in Italia non ce n’è mai stata traccia, perché Craxi era solo un proto-Berlusconiano con ambizioni personali che in confronto D’Alema è una persona umile; perché le classi dirigenti italiane non accetterebbero mai nemmeno di striscio provvedimenti alla Mitterand, Jospin o Holland e perché tanti seggi in parlamento da fare un governo monocolore sono un miraggio che nemmeno tu speri di poter raggiungere; è semplicemente una falsa prospettiva, che si usa simmetricamente all’affermazione che Renzi è un Berlusconiano (che riconosco essere una odiosa semplificazione da sinistra immatura);
– “CGIL freno all’innovazione”: guarda che le leggi e gli accordi non li fa la CGIL; la CGIL tratta dalle sue posizioni, se le cose non si fanno è perché cambiare le cose non va nemmeno a CISL e UIL, che poi si scioglierebbero al sole, men che meno agli industriali, che dovrebbero fare di più il loro mestiere (e lasciare strada a chi ha studiato di più e accontentarsi di margini o partecipazioni).
Il PD che scontenta tutti: semplicemtne perché tutti vorrebbero tutto. Questa è l’immaturità italiana e della sinistra italiana. Il centrosinistra ricordo che è caduto a causa dell’insistenza sui DICO, per i quali non c’erano le condizioni e soprattutto i numeri in parlamento. Io “dico”: valeva la pena cadere per i DICO e riprendersi Berlusconi? No! E’ stato un suicidio da immaturità politica, da radicalismo nascosto da modernismo (e così ho rispondo alle ciance sulle unioni di fatto: se si riuscisse ad avere una maggioranza laica sarebbe bellissimo, ok; onestamente, non è un obiettivo ancora raggiungibile).
Conflitto di interessi: Ulivo e Unione semplicemente non hanno mai avuto le maggioranze per poterlo approvare. Non riconoscerlo è impreparazione o voglia di carriera a scapito di altri. Corollario. Dire che Prodi, D’Alema e Amato come passati governi del centrosinistra hanno fallito, mettendoli al pari di berlusconi è un errore di ricostruzione storica e di merito politico. Se il PD è deriso da tutti è anche perché chi vuole fare carriera politica oggi trova più facile cercare applausi criticando grossolanamente (antipolitica) piuttosto che proponendo. PS La flexsecurity non credo che avrebbe meno chance con Bersani, anzi. Non è che c’è mai stato un governo di centrosinistra che non l’abbia voluta fare…
Sul lavoro ci sono tante proposte di dettaglio, più che la ricetta “salvifica”, ma soprattutto quel che conta c’è un accento sempre in Bersani che prima di tutto bisogna crearlo. E la storia di bersani parla da questo punto di vista.
Costi della politica. A parte che il PD è sicuramente il partito che utilizza meglio e si merita di più i finanziamenti, a ruota del vento ci stanno andando tutti. Il PD comunque meglio. Io ritengo per che la politica debba essere finanziata dal pubblico. Ci vuole equilibrio e senso delle funzioni delle regole.
Sull’acqua Renzi ha avuto posizioni che sarebbe interessante ri-esporre a chi lo sostiene. COmunque rimane un enorme problema su chi investe per avere reti idriche migliori.
Quello che chiami lassismo contro Berlusconi era sempre i maggiori tassi di presenza. Attenzione che, l’ho sperimentato direttamente in politica, il meglio spesso è nemico del bene. E accusare velatamente di collusione con berlusconi i parlamentari del PD è non conoscerli e voler fare solo il bene del “non voto” che fa solo piacere ai veri conservatori.
Regalare a priori l’UDC alla destra, senza per di più conoscere le regole elettorali, può essere rigenerante per l’ego di molti, ma stupido politicamente. Quanto alle oscillazioni con vendola e Di Pietro, forse ci sarà anche lo zampino loro? O è sempre tutta colpa del PD, che si è dovuto muovere, ripeto, senza nemmeno sapere quale sarà la legge elettorale. Bersani ha poi il merito di avere detto basta a Di Pietro. E’ innegabile.
Sul fatto che Renzi possa prendere i voti di destra, non alle primarie, ma alle politiche è come dire che siccome Fini mi piace di più di Berlusconi poi lo voterei alle politiche. Ho molti amici di destra cui piace Renzi, ma, mi dicono, eh no, un conto sono le primarie, un conto sono le politiche…
Veltroni è stato maggioritario, Berlinguer lo è stato. Godurioso il 34%! Ancora di più il 40%. Certo, per governare poi serve il 51%, meglio di più, dei seggi. CHe è un’altra cosa. Bersani non dice di allearsi alle politiche da Diliberto a Casini, lascia aperte le possibiltà di manovra in attesa di vedere cosa daranno come responso le urne. Sai che bello prendere il 40% e poi vedere Alfano, Maroni e Casini a braccetto…
Ho usato un po’ il tasto PageDown ma sono d’accordo.
Complimenti per l’ottimo post. Volevo solo aggiungere che quando leggete programmi dei vari candidati ricordate che: 1) Bersani è stato ministro 3 volte per un totale di 9 anni… ed ha già fatto 3 legislature. 2) Vendola ha già fatto 4 legislature 3) Tabacci ha già fatto 4 legislature… se volevano fare qualcosa il tempo lo hanno avuto….meditate….
(mi piacerebbe che tu leggessi questo commento, ma son troppo in basso, te lo lascio ugualmente:)
ma la conosci la gente che sta intorno a renzi? perché chi conosce da vicino i renziani si domanda se oltre la tv e quello che leggi conosci veramente chi monta sul palco con lui, chi lo appoggia, chi lo finanzia.
Condivido in pieno, cercherò di farlo leggere a più persone possibili, secondo il tuo post apre gli occhi. Complimenti!
mi hai quasi convinto, quasi. e ce ne voleva, per spostarmi… medito, penso, rileggo anche.
1) “Ovvio che non siamo la Danimarca. […] D’altronde lo scopo della politica bella è quello di tracciare scenari lunghi e ambiziosi. Perfino utopie, va.”
…
“Sottolineo la parola “disponibile”, perché si fa quel che si può.”
Direi che dovresti metterti un po’ d’accordo con te stesso.
2) “Ci sta sull’anima per un sacco di motivi sbagliati.”
Sarà, ma per me (e parecchi altri, ma evidentemente saremo tutti dei mezzi mentecatti) la sensazione che voglia semplicemente salire sul carro dei “gggiovani”, col suo perenne e imbarazzante contorno di iQualcosa, per saltare la gavetta e diventare il numero uno del partito senza aspettare di avere 50 o 60 anni è molto ma molto netta. Nel senso di fare quello e basta, non di diventarlo per rivoltare il paese come un calzino.
Sensazioni e intuizioni sono sempre sbagliate? Sarà, io quelle su Berlusconi e i suoi compari me le ricordo bene, ed erano tutte giuste. E anche su D’Alema e Veltroni, a dirla proprio tutta.
Mi pare che qui se c’è uno affezionato al giochino di derubricare a scemenza tutto quel che non gli piace o non porta acqua al suo mulino, sei tu. Forse il problema del giudizio “a pelle” è il proprietario della pelle (no, non sono tutte uguali).
3) “a 27 anni Jim Morrison era già Jim Morrison e Bergomi ha vinto il suo primo mondiale a 18 anni, con due baffi da uomo”
Un candidato premier deve guidare un paese di 60 milioni di abitanti in acque a dir poco tempestose, non scrivere canzoni o legnare un attaccante. Se per te sono la stessa cosa, forse c’è qualcosa che non va (però ho apprezzato la citazione da De Gregori).
4) “non si allea con i clericofascisti familisti dell’UDC e taglia i ponti con le cariatidi anticapitaliste fricchettone di SEL”
Mettiamola così: se Renzi dovesse trovarsi costretto a scegliere, secondo te da che parte andrebbe (il tuo “uomo di sinistra”)? Dai che la sai la risposta…
Non ho altro da dire, se non “complimenti”. Sto girando questo tuo post a tutte le persone che conosco.
Spero di essere smentito, il PD mi piace, è solo che credo che sia l’ultima possibilità che hanno per riscattarsi, per quanto riguarda la popolazione LGBT.
Siamo stanchi di aspettare.
Ma il fatto che il primo consigliere economico di Renzi sia stato Zingales (non so se avete presente: Luigi Zingales, uno che al confronto Oscar Giannino è socialdemocratico, uno secondo il quale sarebbe stato meglio se avesse vinto Romney ecc. ecc.) non vi fa venire qualche dubbio? Va bene superare il concetto di “sinistra”, ma vorrei ricordare che a superare a destra spesso si rischia di fare brutti incidenti.
Sono un “normalissimo” elettore vent’enne (normalissimo non so, a questo punto).
Mi hai quasi convinto a votare Renzi; il programma perlopiù mi piace, è lui che, conoscendolo poco, non so quanto farebbe davvero al governo di quanto scritto.
Anche Berlusconi scriveva dei programmi.
Infatti li ha seguiti alla letter…ah no scherzavo.
E non condivido *assolutamente* il pensiero che SEL abbia idee “orribili” e Vendola sia una persona “orribile”.
Se la Puglia è messa meglio delle altre regioni meridionali, credo che un po’ di merito lo abbia.
Sarebbe il primo Presidente dichiarato gay, contro le spese militari e che punta molto all’energia rinnovabile.
E tra l’altro penso proprio che voterò lui; forse sono egoista, ma da gay vorrei che i miei diritti siano pari a quelli degli etero, e del PD e degli ex democristiani non mi fido per nulla, hanno avuto decine di anni per darmi i diritti e non lo hanno mai fatto.
Vendola, a differenza di Renzi e Bersani, sono sicuro che farebbe qualcosa.
Sono d’accordo con Claudio M., insomma.
E Bersani, lasciatemelo dire, non è meglio.
Lui è per il “modello tedesco”. Ma che *censura*, siamo nel 2012 e mi proponi il “modello tedesco”? Quell’altro il “modello inglese”?
Ma *porco boia*, il modello tedesco non offre diritti pari a quello del matrimonio, è una unione civile depotenziata, scaricata. Stessa cosa per il modello inglese di Renzi. E’ una presa in giro che nel 2012 mi proponga una simile vigliaccata!
Perchè diciamocelo, sono vigliaccate.
E tutto ciò mi fa pensare che avranno paura di fare ogni riforma importante.
Se hanno paura dei gay, chissà cosa faranno quando si tratterà di parlare di riforme da 30mld di euro.
Bah, voto Vendola.
L’obiezione di Claudio M. è assai sensata, è verissimo, però a leggere i programmi secondo me c’è un ma. Renzi propone la civil partnership entro i primi 100 giorni, con tutti i ritardi – e quindi proponendo uno strumento già invecchiato – che lui stesso riconosce. Questo però non vuol dire non iniziare la battaglia per il matrimonio: il programma è abbastanza chiaro su questo, e non avrebbe fra i suoi sostenitori uno come Scalfarotto se non lo fosse. Introdurre la civil partnership non vuol dire rinunciare alla modifica costituzionale (che sarebbe necessaria per i matrimoni, con tempi quindi di almeno un anno e mezzo – due, contando tutti i passaggi necessari e immaginando un dibattito che più roseo non si può). Significa costruire almeno un bungalow nell’attesa che la casa vera e propria sia pronta (ovviamente tenendo a mente che 1) non è che ci accontentiamo del bungalow, eh, i progressi nella costruzione della casa li seguiremo ben bene e ci aspettiamo di vederla finita; 2) è già sufficientemente tragico che si debba parlare di “conquistare un diritto” quando si parla, per l’appunto, di diritti, nell’Italia2012, per aspettare ancora almeno un primo accomodamento). Le altre proposte contenute nei programmi sono ancora più vaghe (Bersani, Puppato) o (Vendola) rimandano direttamente alla modifica costituzionale fingendo che sia una cosa breve e indolore, il che non è. Il vero punto può essere invece la questione delle adozioni, su cui l’unico a parlare chiaro è il programma di Vendola, mentre gli altri si affidano, quando va bene e Renzi incluso, al “stiamo ancora discutendo all’interno del gruppo”, che a casa mia troppe volte ha voluto dire “a seconda di come va vediamo come pensarla”.
Un applauso sentito da un vecchio cinquantacinquenne comunista http://corradoinblog.ilcannocchiale.it/2012/11/18/matteo_renzi_e_i_comunisti.html
@gattonero
Due cose, ci sono:
Da un punto di vista di principio, per la sinistra la formazione é un diritto di cui beneficiano l’individuo e la collettività, e i diritti non si comprano a cottimo, li si paga tutti insieme con le tasse.
Dal punto di vista dell’applicazione, i prestiti d’onore hanno un effetto distorsivo sul mercato del lavoro, spingendo ulteriormente verso le professioni che pagano di più. È un problema che si stanno ponendo negli stati uniti, dove chi vorrebbe fare l’insegnante o l’avvocato non d’affari e ha un debito ale spalle non se lo può permettere.
Purtroppo la sinistra ha smesso di discutere di queste cose quando si é sentita dalla parte sbagliata della Storia, e questo è il risultato.
grazie del post, Enrico, e soprattutto del pdf, che se no non sarei riuscito a leggerlo (tutto) e magari mi sarei fermato alle prime righe convinto che avresti votato Bersani.
Forza Toro.
Quando finirà questa ubriacatura giavazziana per il “liberismo di sinistra”, che come tutto in Italia arriva con 15 anni di ritardo quando gli altri la stanno dimettendo (e tornano in auge guarda caso i pensatori che propongono modelli di equità “socialdemocratici”, ma capisco che leggere costa fatica), quando finirà dicevo magari ci si renderà conto che c’è un’evidente fregatura nella sua retorica. Un esempio per tutti, la posizione sull’università e il merito. La soluzione di Renzi è quella già proposta da Pietro Ichino: tasse alte e prestiti al posto delle borse di studio. Dunque un sistema nel quale l’accesso all’alta formazione è consentito a tutti i benestanti, indipendentemente da qualsiasi altra considerazione, mentre ai capaci e meritevoli (bisognerebbe capire “quanto” capaci e meritevoli) è data la possibilità di accedere a prestiti agevolati per finanziarsi gli studi. La più classiche delle selezioni ineguali, giustificata con la necessità di competere (un’evidente sciocchezza, dato che non è il modello di accesso che determina direttamente la qualità della formazione). Naturalmente è una proposta legittima e rispettabile. Magari occorre precisare, per togliersi un po’ di confusione mentale dalla testa, che non ha niente a che vedere con questioni come l’eguaglianza di opportunità, che come forse ci si ricorda, assieme all’idea di libertà politica, è uno dei fondamenti di quella che viene chiamata con molta approssimazione “sinistra”. È una rispettabile proposta liberale. Se l’Italia fosse un paese normale, con u normale partito partito cristiano-liberale, “gollista”, “tory”, di certo sarebbe nel suo programma.
Una meravigliosa collezione di luoghi comuni. “La CGIL è il vero problema dell’italia”. Favoloso! che capacità di analisi, complimenti!
Ti consiglio di farne un istant-ebook come dite voi della “generazione digitale”, il titolo che suggerisco è: “breve compendio della teoria Politica di Maurizio Sacconi”.
Credo che il precariato (in cui sono immerso fino al collo), oltre che la speranza nel futuro ci stia portando in fumo anche il cervello…
Buona notte e buona fortuna
Ne abbiamo bisogno.
E cosa non ci sarebbe di sinistra, di preciso, in quanto scritto?
Grande Suzuki. io vengo dall’altra sponda. da quelli che Renzi piace a pelle. Sono antropologicamente Renziano prima che politicamente Renziano. Forse perchè ho condiviso il suo percorso umano, negli scout e nel mondo cattolico di sinistra. Le sue frasi ed i suoi atteggiamenti a me suonano familiari almeno quanto a voi suonano un po’ estranei. Ho percepito a lungo quell’antipatia attorno a REnzi che si respira tra la gente che ha il tuo background e tu sei riuscito a metterla per iscritto, ad elaborarla e -con grande coraggio- a spiegare perché ora va messa da parte. Un post importante il tuo. Provo a circolarlo.
Come fai a dire che e` “di sinistra” uno che scrive una roba del genere?
“Consentire la scommessa degli atenei e degli studenti sulla qualità della formazione. Agli atenei che vi sono interessati deve essere consentito di aumentare le tasse universitarie in funzione di progetti di eccellenza didattica, trovando al tempo stesso compensazioni per le famiglie con redditi medi o bassi. Agli studenti devono essere offerti prestiti per coprire integralmente i costi, prevedendo che la restituzione rateizzata – parziale o integrale – inizi solo quando essi avranno raggiunto un determinato livello di reddito.”
@Claudio M.
Forse a proposito di Renzi e della posizione rispetto ai diritti degli omosessuali ti sfugge qualcosa.
Ha posizioni anni luce più avanzate di Bersani e dell’attuale classe dirigente del PD che con Bersani si rivedrebbe confermata alla guida del partito.
Non a caso Cristiana Alicata sta appoggiando esplicitamente Renzi nella campagna delle primarie.
p.s.
sicuramente mi opporrai il fatto che meglio di Bersani e Renzi ci sono Vendola e la Puppato, ma a meno di volerci nascondere dietro ad un dito, qui la diatriba è tutta interna al PD e vede contrapposti unicamente Bersani e Renzi.
Vendola e la sua posizione sui matrimoni omosessuali, rimarrà strangolata nell’alleanza con l’UDC se dovesse vincere Bersani, cosa che ricalca quanto successo negli ultimi 15 anni e denunciato in questo post.
Ahaha seriamente? Sono arrivato qui da un link del Post: mi chiedo come mai abbia così tanta risonanza una lettera scritta in questo modo, argomentata in questo modo. Che poi perché l’endorsement a Renzi da parte di un pubblicitario debba essere considerata una cosa degna di nota mi sfugge proprio. Con tutto il rispetto èh.
Renzi secondo me doveva cogliere la palla al balzo e strappare la tessera sulla questione delle regole delle primarie e spiegare le vele con un nuovo soggetto politico. Direttamente. Magari non aveva i mezzi per farlo, chissa’.
Grazie, sono troppo pigro per mettere insieme tutto quello hai scritto ma probabilmente sarebbe stato uguale.
Mi permetto di chiedere, visto che l’argomento di Claudio M. mi trova perfettamente concorde, cosa intendi ESATTAMENTE per ‘mazzo tanto’?
ugo:
19/11/2012 at 18:46
nel 2012 abbiamo avuto la conferma che e’ fallito il liberismo. Non la socialdemocrazia
io aggiungo:
non credo bisogna aggiunger ‘altro’ a questa inconfutabile verità, che -come si vede- sottoscrivo in pieno!
vincenzomazzotti .
ottimo post complimenti, e non solo perché preferisco Renzi, ma perchè c’è scritto perchè dopo anni di militanza a sinistra
In effetti l’unica obiezione seria al post mi sembra quella di Claudio M.
Complimenti per l’articolo! Ci hai lasciati senza parole!
post molto interessante il tuo, che oggettivamente mi fa dubitare, almeno parzialmente, del mio anti-renzismo…
é indubbio che la sola presenza di un personaggio come il sindaco di firenze nel mediocre agone politico del pd ha costretto bersani a fare qualche passo avanti nel rinnovamento (quantomeno estetico) del partito, ma qualora dovesse davvero vincere il “giovane” renzi, mi rimangono comunque dei dubbi non indifferenti che procedo ad elencare:
– chi e cosa c’é dietro renzi? davvero quello splendido creatore di sottovuoto metalizzato di giorgio gori puó essere il suo casaleggio, che tira i fili dietro le quinte? se si male, molto male…
– se davvero abbiamo bisogno di qualcuno che faccia politiche di rottura con la socialdemocrazia “conservatrice” della dirigenza cattocomunista del pd, non sarebbe meglio davvero tenerci monti, che ha indubbie capacitá e un profilo internazionale di alto livello, semplicemente appoggiandolo quali soci maggioritari di una nuova grosse koalition? (cosa quest’ultima che credo bersani abbia in mente…)
– infine: non rischia renzi di essere il candidato premier di un partito e di una coalizione che nella sua stragrande maggioranza non lo appoggia? non rischiamo di avere una guerra di logoramento interna che puó indebolire fin dal minuto zero il suo ruolo e la sua leadership? e in un caso del genere (molto probabile… la cgil sarebbe in prima linea a fargli la fronda) non rischiamo di durare meno del secondo governo prodi dando alla destra o al populismo una nuova vittoria e un’altra lunga traversata del deserto su un vassoio d’argento?
io credo che l’italia non reggerebbe un nuovo quindicennio simil-berlusconiano senza finire di putrefarsi…
e per questo spero che renzi prenda molti voti e si faccia spazio all’interno del partito, ma che comunque, alla fine, vinca bersani
Ok nonno per Renzi.
In verità c’è un fatto: se non fa la legge entro i primi 100 giorni siamo autorizzati a fargli un mazzo tanto.
La discontinuità rispetto a prima è che ora ci sono proposte concrete e non vaghe. C’è una data, c’è un punto programmatico, ecc. E se vince Renzi non ci sono alleati stronzi da convincere.
Prendo a conoscerti ora con questo post. E’ eccellente. E non solo perché voto Renzi.
purtroppo mi ritrovo su parecchi concetti e sono abbastanza preoccupato, per me, poichè anche io ho deciso di votare Renzi.
Vedremo!
È che la storia sul “meglio un primo passo concreto che…”… da quant’è che ce la raccontiamo? Credo sia dai tempi dell’Unione, dei DiCo e della Bindi che ormai schifiamo un po’ tutti, giustamente, eppure è una figura di spicco del Partito Democratico.
Ti racconto cosa succederà, perché l’ho – l’abbiamo – già visto succedere: entro i primi 100 giorni FORSE Renzi proverà a buttare giù una proposta di legge al ribasso, sì: al ribasso anche rispetto a questa fantomatica Civil Partnership all’inglese, che verrà a sua volta vagliata da un parlamento che giocherà ancora di più al ribasso. Per poi concludersi con un nulla di fatto.
Partendo dal matrimonio *forse* si raggiunge la Civil Partnership. Partendo dalla civil partnership, si raggiungerà il nulla di fatto.
Sarò più o meno felice di essere smentito. Più o meno, perché nel migliore dei casi la civil partnership passerà e ci ritroveremo un istituto vecchio e discriminatorio sul gozzo, che ci porteremo dietro almeno un’altra decina di anni se non di più prima che venga cambiato. E io potrò morirci, non sposato.
Gatto: capisco la tua posizione (è la mia). Capisco e non condivido quella di Renzi.
Mi limito a rilevare che è l’unico con una proposta credibile e misurabile riguardo al tema delle unioni civili (legge sulle civil partnership nei primi 100 giorni).
Gli altri promettono cose generiche, dibattiti, tavoli ma niente di pratico.
Abbiamo già visto come va a finire.
Certo, resta un tema su cui ho differenze con Renzi. Ma preferisco un primo passo concreto al “nulla di fatto” rivestito di promesse vaghe.
complimenti Enrico per il coraggio e per la complessità dell’analisi . Nel movimento di Renzi c’è lo stato nascente, c’è la passione e la voglia di cambiare, dei venti e trentenni…; noi che ne abbiamo parecchi di più dobbiamo capire che son loro che salveranno il centro sinistra italiano. Dal vecchiume di idee, di linguaggio, di contenuti, di miti e di riti triti e ritriti!
Guarda anche l’articolo di ieri di marco damilano (!) su l’espresso blog: praticamente arriva alle tue stesse conclusioni !
ciao (Adesso!)
Roy Berardi
cristiano senza chiesa, socialista senza partito
Cipriana, take it easy. Non ti ho (ancora) rigato la macchina, credo 🙂
Puoi dire tutte le opinioni che richiedi e non me la prendo. Anzi, le leggo volentieri.
Bel post, che condivido dall’inizio alla fine (al di là del fatto che io non ho quella militanza attiva alle spalle…ma Guccini sì!).
Il commento di Ugo è un triste richiamo alla realtà.
A me sembra che la categoria della conservazione sia connaturata all’homo italicus con la tenacità di una cozza patella. E quando discuto con qualche conservatore, mi rendo conto che alla fine non so che dirgli. Quando senti cose come “basta con le politiche liberiste” nel Paese in cui i farmacisti sono dinastie familiari e il posto in banca si ottiene per diritto di sangue?
Come fai a discutere con gente che non trova assolutamente problematico il fatto che più della metà degli iscritti al primo sindacato italiano sono pensionati? Non perché i pensionati siano brutti e cattivi (non siamo mica in Hot Fuzz…), ma semplicemente perché non sono più lavoratori!
Come fai a discutere con gente che inorridisce di fronte ad una visita ad Arcore, ma non ha problemi ad allearsi con gente che era nel governo di Berlusconi? (oddio, c’è chi da lì è venuto a fondare direttamente il PD, come Follini) O a riproporre gente che il conflitto di interessi non l’ha visto nemmeno da lontano?
Enrioc Sola riesce a trovare il modo di parlare di tutto questo in maniera ironica ma distesa, quasi olimpicamente tranquilla. Io divento polemico dopo 3 secondi netti…e pessimista.
Io spero sinceramente che Renzi vinca. E per l’intanto penso che sia importante che si veda che c’è tanta gente in giro che non ha paura di mettere il naso fuori.
Non so se Renzi ce la farà (lo spero di tutto cuore), ma intanto si vede che certe istanze non possono non diventare centrali nella politica.
Speriamo, speriamo davvero.
Ho letto questo post. L’ho linkato su fb. E poi l’ho riletto altre 2 volte. Hai detto cose davvero molto belle. Questo è il PD che mi piace. Grazie!!!
Chapeaux. Addirittura troppo corto. Avrei continuato a leggerlo per tutta la notte. Un’autobiografia politica da pelle d’oca.
(Sì, me lo sono letto tutto in un comodo PDF)
C’è un motivo per cui, se mai lo farò, non voterò Renzi alle primarie. Ed è la sua posizione sui diritti gay e il matrimonio omosessuale.
E non è un motivo legato solo alla mia condizione di omosessuale – per quanto sì, è ovvio che per me sia LA motivazione per cui votare o meno un candidato, per quanto non sia la sola, ovvio – ma soprattutto perché dal mio punto di vista è una cartina al tornasole che racconta in maniera forte e chiara l’attitudine politica del potenziale premier.
Proporre una “civil partnership all’inglese” è una posizione vecchia, e retrogada. “Nel 2012”, come dici tu nel post, è impossibile non vedere che il mondo sta andando in un’altra direzione. Che anche l’Inghilterra sta superando questa posizione vecchia più di dieci anni, che si sta andando verso il matrimonio omosessuale; e non solo in Inghilterra, ma anche negli Stati Uniti, negli stessi uniti di Obama che – secondo Renzi – pensa che il matrimonio sia “fra un uomo e una donna”. E invece Renzi che fa? Propone la civil partnership, “con quindici anni di ritardo” come ha dichiarato lui stesso.
Ecco, io sono aperto ad altre spiegazioni, perché il tuo post l’ho letto con interesse e come al solito dimostri una coscienza e conoscenza politica decisamente maggiore della mia. Ma, di mio, non riesco a trovare ragioni per una posizione del genere che non ricadano negli stessi problemi che tu critichi e che ti portano a votare Renzi. Non riesco a non ritenere che la scelta della civil partnership sia dettata puramente dal volersi ingraziare quell’elettorato cattolico o cattocomunista che ha fatto la rovina del PD e dell’Unione. Non riesco a non pensare a una risposta che non sia “Non siamo in Danimarca”, di fronte a un mio “perché”.
E se è questa la sua posizione sui diritti gay, allora non riesco a capire perché debba essere così nuovo su altri argomenti, così dirompente come me lo descrivi.
A me, in base a quello che leggo su questo tema, sembra solo il vecchio vestito a festa. Pieno di nastrini e paillette, ma sotto le rughe ci sono uguali.
Eppure siamo nel 2012. Nel 2012.
In questa situazione, col vent’ennio appena passato, francamente, il “proviamoci”, poi si vede, e’ IRRICEVIBILE e SCRITERIATO.
Grazie della prolusione torrentizia e dello sforzo espositivo, anche se te le potevi evitare tutto sommato, stante il “topolino” che ne hai tratto in conclusione: “proviamoci” …
Alla fine di uno sproposito di quasi 7.000 parole, “ma si’ proviamo Renzi” e’ quasi offensivo e, quindi, lo dici a te medesimo e a tutti coloro che hanno bisogno di tribuni o attendono Messia e salvatori della patria.
Cipriana Maiameraime (e se vuoi sapere il mio nome vero chiedi in giro, non ti sara’ difficile sapere chi sono se hai problemi di vanita’ da twitt star ferita).
Bel post, veramente. Spero che lo leggano in tanti, merita.
grazie! Ottimo post.
uhmm,,, 11 pagine di word di banalità generazionali
intanto perchè si cade nella trappola di doversi beccare come i manzoniani polli di …Renzi
l’unico messaggio che si può dare con queste primarie è di sabotarle, di non andare a votare; provate ad immaginare cosa succede se a votare non va neanche un milione di cittadini, rispetto agli oltre tre milioni delle precedenti primarie
il programma di renzi dici: è + o – quello di berlusconi del 94; e riuscirebbe a realizzarlo (ahinoi) se fosse il candidato dello schieramento di destra
ma a cosa ci serve un renzi qualsiasi che non abbiamo già con monti? e sai quanto mi frega che a realizzarlo sia un ggggiovane piuttosto che un vecio
cosa dice renzi sulle grosse questioni? sull’Europa per esempio? banalità da terza elementare; quale il servizio civile europeo volontario (che in tv si lascia scappare che è obbligatorio), o da bimbominkia come la storia della maggiore integrazione europea, che lascia capire che il fanciullo non ha capito granchè del processo di creazione dell’euro
tant’è che non dice granchè sulla storia del fiscal compact che condannerà l’Italia a 20 anni di recessione, e che gioiosamente tutti i 5 candidati hanno infiliato in quella criminale carta d’intenti che vogliono farmi firmare per partecipare a questa pagliacciata delle primarie
no grazie
PS: mi spiace, avevo letto da te cose molto più acute di questo post
Michele
Madonna, che bel post. Che bel post davvero. E quanto ti deve essere costato tirarti giù con questa schiettezza, che ammiro parecchio. Grande, ganzo.
mi spiace ma sopravvaluti l’ elettore medio di sinistra, il quale per esistere ( cioè per sentirsi diverso e migliore degli italiani brutti , evasori e cattivi) ha bisogno di avere un nemico e perciò finiti Craxi e Berlusconi ora tocca a Renzi .Senza contare che hai voglia di dire (giustamente ) che la ricetta del PD targato CGIL è irrealizzabile/dannosa quando a sinistra ,come dimostra il commento di Ugo, si racconta che negli ultimi anni ha dominato il liberismo selvaggio(?!) .
Che bel post. Lunghetto, eh, ma proprio bello. Incrociamo le dita. 🙂
nel 2012 abbiamo avuto la conferma che e’ fallito il liberismo. Non la socialdemocrazia