Sì, dai, quello là col nome giapponese strano che aveva un blog che riempiva di post lunghi.

Ecco, ora sono cambiate un po’ di cose. Non tante, eh. Cioè, scordatevi che mi metta a sfornare post brevi, per dirla tutta. Però sono cambiate due o tre cose, in primis l’indirizzo che avete digitato o cliccato per arrivare qui. Per spiegare il resto serve un passo indietro.

Credo che non sia un mistero il fatto che negli ultimi due anni i blog abbiano perso un po’ di slancio. Il fatto è che ci siamo buttati tutti sui socialcosi – prima su Twitter, poi anche su FriendFeed e su Facebook – e ci siamo un po’ dimenticati di quel posto là dove scrivevamo in modo approfondito e diffuso quello che ci girava per la testa senza l’assillo di dire qui e ora cosa pensi, vedi o fai.

Non è che siamo tutti rincretiniti di colpo. E’ che i socialcosi sono divertenti, raccontano e catturano benissimo il momento e la Conversazione, quella con la maiuscola, si è spostata là.

Confesso che non ho esitato a tuffarmi in quel mare di parole istantanee online, sguazzando felicemente tra la chiacchiera da bar sport o la gara tra ex liceali all’one-liner più witty. E sicuramente ricorderete come pietre miliari della vostra esistenza gli aggiornamenti sulla mia presenza alla sagra del lampredotto sbucciato di Lamporecchio (nota: prima che vi precipitiate nell’amena località del pistoiese, affamati di interiora, specifico che la sagra è inventata ed è lì per pura assonanza; a Lamporecchio fanno i brigidini, che personalmente detesto causa antipatia per l’anice).

Poi, però, a furia di fare castelli in Arial mi sono un po’ annoiato e un giorno ho chiuso l’account di FriendFeed. E i motivi sono sostanzialmente due.
Il primo è che i socialcosi portano via tempo e in un’epoca pervasività del Web ti mangiano i minuti e le ore sempre e ovunque. E se ti accorgi che hai consumato un’ora della tua vita a discutere online di olio delle scatolette di tonno o della volumetria della frangetta di un’attrice di cui ignoravi l’esistenza, forse è meglio darci un taglio, ché perdere tempo mi va benissimo, ma con un minimo di controllo qualità sul come.

Il secondo è che, nella penuria di caratteri consentiti dai socialcosi, mi sono trovato più volte a discutere di cose interessantissime, talvolta importanti, con un po’ di gente. E tutte le volte che la discussione si faceva interessante e meritava un approfondimento, ci dicevamo “magari non qui: ne riparliamo meglio altrove”. E rigorosamente finivamo per non approfondire.

Alla fine mi è venuta voglia di quella profondità lì. Senza farla troppo spessa, eh. Però mi piace pensare che qui ci sia un pezzo di quell’altrove dove è possibile “riparlarne”.

68 comments

  1. sono un ingordo di brigidini. Ho provato pure quelli al cioccolato, ma non li ho apprezzati come quelli natural. E mi piace rileggere quel che scrivi sul tuo blog. Bentornato

  2. Chi, in quest’epoca di mordi e fuggi e di “W il dono della sintesi”, non ha paura di proporsi con post chilometrici, beh, merita un monumento equestre a prescindere xD.

  3. Bravo, ecco perchè anche io cercavo un dominio che rispecchiasse la mia identità, anche se in fondo un nome e un cognome sono solo parole con un significato. Ma sono quelli che ci connotano.
    A presto Enrico! 🙂

  4. Contz, il motivo per cui ho cambiato indirizzo è, in effetti, piuttosto complesso. Diciamo che ci tenevo a fare un blog che fosse un po’ più Enrico (che è una persona) e un po’ meno Suzukimaruti (che è un personaggio), senza però buttare via tutto dell’esperienza.
    Cambiare indirizzo al blog senza cambiargli il nome (ma scrivendo che Suzukimaruti è il blog di Enrico Sola) è un modo per stabilire un equilibrio sano tra identità reale e identità percepita online.

  5. Sei scomparso esattamente poco prima di quando volli venire a leggerti perché si faceva un gran parlare del fatto che fossi sparito.

    Vedi com’è la vita.

    Ricorsiva.

    (Io mi dò qualche mese, e poi mi impongo FF solo nei giorni dispari e fuori dai festivi)

  6. ciao, e bentornato da uno dei cinque barra sei tifosi del toro di tutto il centrosud, isole comprese.

  7. eppure qualcuno non mancherà di pensare che, invece, è solo l’ennesimo modo per “essere il primo” a fare qualcosa, nella fattispecie a tornare al blog 🙂

    Piano con le parole, Tambu :p
    Il primo sono stato io. E qualcuno lo avrà fatto anche prima di me. E qualcun’altro l’avrà fatto prima di… (Ricorsivo)

  8. “i socialcosi portano via tempo” time’s overrated. Oggi si torna al blog, domani ai socialnétuorc…

  9. Mi fa piacere che tu sia tornato a scrivere, come prima leggerò solo i post più brevi 😛
    Il template mi piace.
    (e ‘fanculo le polemiche lo posso aggiungere?)

  10. Bentornato! Era ora. Questo è un commento. Come si usavano una volta per discutere, con tutta la calma del caso e un form lungo per esprimere pensieri più comodamente di 160 caratteri o della foga live di friendfeed. Chissà che non torni di moda, quando saremo saturi di socialcosi.

  11. Ci tenevo a mettere un commento qui e non solo – per dire – su Facebook, dove ti ho visto spuntare ultimamente. Condivido in pieno il tuo ragionamento, e del resto – salvo una breve e divertente stagione – non sono mai riuscito a seguire veramente la Conversazione. Forse sono “vecchio”, forse ho semplicemente bisogno del mio stagno e non di un fiume in piena… per quanto quest’ultimo possa essere eccitante. Ci ritroveremo insieme a gracidare quanto prima, spero. Auguri per il nuovo nato (il dominio, intendo) ;-P

  12. Beh, bentornato 🙂

    Sentivo la mancanza di quelle chilometriche recensioni di gadgettini tecnologici che finisco sempre per comprare, o dei megapost sul PD e sul Toro.

  13. Bentornato, amico mio. E mi hai battuto sul tempo: anch’io sto pensando a una rimodulazione fra blog e socialcosi. Ne potremo parlare anche qui. A presto

  14. Bentornato Suz. A me sei mancato. Chissa che non torni anche da queste parti la voglia di bloggare (non ancora però)

  15. Sì, è un problema.
    Il non aver più un luogo di discussione approfondita, intendo. Uno spazio in cui ti siedi, fai un discorso articolato, e leggi quello che hanno da dire gli altri. Che magari è ancora più articolato di quello che hai avuto da dire te, eh.

    E poi rispondi.

    La stessa necessità l’ho avuta anche io. Mi ero stufato del real time. Sono ancora stufo del real time. Credo ci stia uccidendo tutti, che stia uccidendo i nostri poveri neuroni. Che ce li atrofizzi.
    Certo, abbiamo imparato a rispondere rapidamente e in maniera brillante. Oh, fantastico. Wow.
    Però, all’opposto, abbiamo disimparato a ragionare. Non so te, ma adesso che ho ripreso, faccio un po’ fatica a scrivere post lunghi. Ci metto tempo, devo inframezzare e poi riprendere.

    Dobbiamo riabutare il cervello al ragionamento a lungo periodo. Non sono sicuro che sia una cosa facile. Ma potrebbe essere divertente, come sfida.

  16. eppure qualcuno non mancherà di pensare che, invece, è solo l’ennesimo modo per “essere il primo” a fare qualcosa, nella fattispecie a tornare al blog 🙂

    Ben risentito!

  17. riparlarne, sì. In effetti hai ragione, e io l’affezione al blogghetto non l’ho mica ancora persa, anzi. Bentornato

  18. Enrico, non fare il finto modesto con la sagra del lampredotto. Il tuo post dell’aprile 2008 “L’opportunità del male – riflessioni postelettorali stranamente serene” è stato il miglior post politico dell’anno, e lo sai benissimo. Bentornato.

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