Serve un bilancio elettorale, visti i risultati più che eloquenti?

Credo di sì. Credo anche serva farlo da lucidi. E per una volta lo sono, perché la portata del successo del progetto berlusconiano, nell’anno in cui si presenta più “brutto”, più privo d’idee e più incattivito, invita ad una riflessione in prospettiva che va ben al di là del mero risultato elettorale.

Il post è lunghetto, ma credevo peggio. Ed è un po’ più ragionevole del solito. Forse per una volta potreste provare a leggerlo tutto.

Se facciamo due somme, tenendo conto che scrivo questo a spoglio in corso e con dati provvisori, il risultato reale è che in quella penisola che si chiama Italia nel 2008 i partiti che costituivano la vecchia CDL prendono il 56-57% dei voti. Tantissimi. Un record nella storia italiana.

Attenzione, non è una svolta a destra di un paese che sceglie i Tories britannici o De Gaulle. Questi sono voti ad una destra fatta prevalentemente di estremisti xenofobi  – con un partito come la Lega che in pratica prende un quinto dei voti al Nord: il 20% – ad un progetto peronista di un imprenditore estraneo alla democrazia e ad un complesso di clientele e arcaismi familisti al Sud.

Se pensiamo che la “parte migliore” del vecchio centrodestra, presentatasi inutilmente da sola, è l’UDC, cioè il partito di Cuffaro e in generale del malaffare e della contiguità tra politica e crimine organizzato, forse abbiamo la misura del voto dato dal 56-57% degli italiani.
Paura, eh?
Cioè, quasi 6 italiani su 10 hanno votato in massa per questa cosa qui, non per una “destra economica” o per una destra del rigore, un partito conservatore, uno liberale, ecc. È una bella responsabilità.
Già, la responsabilità. Per dirla con i Nine Inch Nails, attualmente l’unico riferimento politico a cui mi sento di appellarmi, “you’re going to get what you deserve”. L’Italia ha scelto quella cosa lì. E l’hanno scelta in tanti, perché pure quelli che hanno votato UDC o La Destra parteggiano per quel complesso di valori rappresentato dal PDL, pur non concorrendone alla vittoria.

 

NON STUPIDI, DISPERATI

Trovo offensivo per gli italiani che si dica che, visto il voto, la gente “è stupida”. È una classica consolazione da centrosinistra: non ci hanno capiti, si fanno abbindolare, poverini.

Poverini una mazza. Sono 14 anni che Berlusconi e i valori che esprime stanno sul campo politico. Non regge più la scusa dei sempliciotti abbindolati dall’uomo con 6 televisioni. Sì, forse qualche nonnina, ma non nascondiamoci dietro questo.

Ammettiamolo: il 56-57% degli italiani sposa scientemente e in modo responsabile il progetto politico e i valori umani e culturali espressi dal berlusconismo in alcune o tutte le sue forme (quella nordista, quella sudista, quella antifiscale, quella clericale, quella non democratica).

Suona tremendo, vero? Suona incredibile, punk, oltraggioso? Ma è la verità. E francamente sono stufo di tecnicismi, di fughe nell’autocommiserazione, ecc.
Signori, capiamolo: alla stragrande maggioranza degli italiani Berlusconi piace, gli piacciono i suoi valori e vuole essere guidata da lui!

E lo sanno benissimo che non è adatto, che è una brutta persona e che si circonda di incapaci e di loschi figuri. Lo sanno perfettamente.
E lo votano *per quello*.  

Votano Berlusconi perché sono disperati. Nel vero senso della parola. Non hanno speranza.
Cioè non sperano più in una risoluzione “di sistema” dei problemi, in un passo avanti collettivo. Non credono, insomma  (direi anche con alcune ragioni), in una prospettiva di giustizia, fosse anche minima.

Sanno benissimo, gli italiani, che Berlusconi fa esclusivamente i fatti suoi (e tra l’altro tra un po’ li avrà fatti tutti, cosa gli manca ancora?) e insegue in seconda battuta un sogno delirante di gloria personale.
Lo sanno benissimo e conoscono perfettamente il suo valore morale.
È per quello che tutti a parole dicono di non amare Berlusconi ma poi all’atto pratico lo votano eccome.

Il fatto è che nella disperazione un capo disastroso e pronto a tutto può essere un’opportunità, perfino se ti disgusta. Cioè, se non c’è più speranza, se non credi nella giustizia, un potente gradasso è quello che fa per te.

Perché, in uno scenario senza speranza, gli interessi del potente gradasso di turno possono essere in parte anche i tuoi.

Perché non esiste potente vanitoso e gradasso senza corte, senza sotto-corte e senza sguatteri. E fare lo sguattero di questi tempi pare sia un privilegio, nel paese che ha inventato la figura dell’usciere.

Perché se non c’è giustizia tanto vale tifare per la banda del più forte. Male non fa. Al massimo non cambia nulla.

Perché se tu disperato senti la necessità di una scossa sceglierai sempre la scossa più forte, quella che dà risultati più disastrosi, ma che come tutti i disastri cela grandi opportunità per pochi.

 

LA PELLE (L’ORRORE, L’ORRORE!)

In questi giorni ho smesso di leggere di politica, ho accantonato i giornali, i libri, gli studi. E ho ripreso in mano quello che credo sia – in tutta la sua intima mostruosità e la sua sostanziale ipertrofia – il libro più politico e più veritiero, pur essendo artefatto al 90%, sull’Italia di sempre: “La pelle” di Curzio Malaparte.

Un consiglio: rileggetelo. Perché racconta la disperazione.
La disperazione che si trasforma in cosciente furbizia, in una ricerca delle opportunità che – tramontato il senso di giustizia – coincide perfettamente con il fatalismo.

E il ritratto atroce di quella Napoli affamata del dopoguerra, derelitta, cattiva, spogliata, che mangia i rifiuti (sic), vende e trasfigura le proprie figlie e si fa serva schifosa indistintamente di tutto ciò che ha i crismi del potere è la fotografia perfetta dell’Italia di oggi.

No, non sto dicendo che l’Italia è schifosa come la Napoli affamata di Malaparte perché ha votato per Berlusconi.
Sto dicendo esattamente il contrario: è un’Italia misera, disperata, spaventata e a corto di fiato quella che come ultimo atto di disperazione vota per il male maggiore, sperando di farne parte.
L’opportunità del male.

 

GRATIS, PER PAURA E OPPORTUNISMO

Mi è già capitato di scriverlo, ma il voto a quella cosa lì di Berlusconi (non riesco a chiamarla “destra”, perché è tutt’altro) è davvero un voto punk, nella sua etica “no future”.

Lo sanno benissimo gli italiani che il sistema ingiusto in cui vivono non potrà che diventare ancora più ingiusto, con Berlusconi e le sue masnade. Cioè, non equivochiamo. Gli italiani lo sanno già che Berlusconi fa schifo come persona ed è pessimo a governare. Ma sanno che con Berlusconi una minoranza più coraggiosa e spregiudicata può trovarsi dalla parte di coloro che beneficiano della situazione.

No, questa volta nemmeno Berlusconi è riuscito a vendere l’idea di miracolo. E gli italiani – che sono ufficialmente dei disperatissimi furbi – non hanno certo votato l’uomo dei sogni del 94, del 2001 e del 2006, perché sanno benissimo che non lo è.

E non pensiamo che la quota di coloro che hanno votato Berlusconi per clientele e maneggiamenti sia così ampia. Sì, in certe zone d’Italia è un problema endemico, ci mancherebbe, e il voto di scambio clientelare continua a prevalere nel centrodestra, ma la realtà è che stavolta la gente in gran parte ha votato Berlusconi gratis.

Non siamo così ingenui da credere che siano bastati i gadget promessi dal nano malefico per raccogliere consensi.
Sì, una parte di disperati si vende per pagare 80 euro l’anno in meno di bollo o un paio di centinaia di euro in meno di ICI, perché non si chiede come faccia lo Stato a fargli quei graditi regalini. Perché non sa che li paga altrove e con gli interessi.

La situazione è altra. Non lo fanno per elemosina. Non lo fanno per clientela. Lo fanno per un maligno senso di paura, che dà risultati esattamente contrari a quelli studiati da Hobbes. La paura diventa antisociale, familista, personalista. Senza nemmeno più le certezze delle vecchie e sane (…) clientele di una volta.

 

UN PROBLEMA DI SCALA: LA TEORIA DELLO TSUNAMI

È per questo che sono stranamente tranquillo nel giorno della massima espansione elettorale della destra in Italia.
Perché mi rendo conto che l’episodio elettorale resta tale.

Il danno è nella società, nell’insicurezza delle persone, nella cattiveria di chi sente di non avere più speranze.
E questo non è un dato politico contingente: è un problema più “lungo”, che viene da lontano e non finisce domani (anzi…).

Certo, recentemente ha avuto le sue esplosioni fenotipiche (la monnezza, un Governo Prodi perennemente in bilico e contestato dai suoi stessi ministri, il potere d’acquisto che cala, ecc.), ma basta riflettere per qualche secondo per capire che c’è un problema di valutazione di scala.
Vista così da vicino l’Italia può solo generare rabbia, sconforto e paura (i sentimenti prevalenti di oggi) e voti conseguenti.

Mi sono convinto che la scala dei problemi italiani (ma vorrei usare una parola meno negativa, tipo “issues”) sia altra.
Va visto tutto da più lontano, nello spazio e nel tempo. Perché altrimenti non si spiega e non si risolve nulla. Che poi è quello che accade da tempo.

Insomma, Berlusconi al potere, il più brutto e cattivo di sempre, non è che una delle manifestazioni di un problema più ampio, più vecchio, più profondo. E non ne è la soluzione, semmai una minima aggravante.

Accettiamo questo: in sostanza Berlusconi è un fenomeno irrilevante rispetto alla portata del problema-Italia, che è infinitamente più ampio. Berlusconi non è che una cacca in uno tsunami. Vogliamo iniziare a preoccuparci dell’onda?

 

I DIRITTI, PERO’…

Quel che mi spaventa di più (pur essendo un residente nel nord produttivo, lavoratore creativo in proprio e pagante un sacco di tasse, che quindi beneficerà sicuramente delle regalie berlusconiane) è ciò che accadrà dal punto di vista dei diritti.

Parlo dei diritti della persona. Perché su questo risultato la Chiesa profitterà mostruosamente. Ma ho un po’ di speranze.

Credo che buona parte di quel 56-57% di italiani che hanno votato per Berlusconi non sia molto convinta a far entrare i vescovi in camera da letto.

È disposta a tutto, ma non a rinunciare a quel pezzo di vita. Proprio come ne “La pelle” (questo link porta alla sua pagina su Anobii): nella miseria totale l’unica forma di attaccamento alla vita è il sesso, forse l’amore (disperato, alla Nada). Di ogni tipo.

Sarà per quello che mentre scrivo la parola d’ordine su Twitter, condivisa da molti, è sostanzialmente “scopiamo per reagire”. È una reazione umana che trovo bellissima, perfino nel suo eccesso verbale. 

 

PESSIMI BUONI PROPOSITI

In ultimo, qualche rapida riflessione sul “che fare?”.

Capitolo difficile. Non ho consigli da dare e francamente non credo di essere legittimato a farlo.

Posso dirvi cosa conto di fare io, avvertendovi che ragiono da una posizione di relativo privilegio (lavoro in proprio nel ricco nord produttivo, guadagno abbastanza bene, posso disporre liberamente del mio tempo e non devo rendere conto a nessuno delle mie azioni) e che ognuno fa storia a sé.

Una parte riguarda direttamente me. Le sconfitte fanno crescere, perfino se prese a raffica (ricordo a tutti che tifo per il Toro). Non amo il rito comunista dell’autocritica, preferisco riflessioni più pratiche e costruttive e detesto chi si piange addosso.

Un’Italia così mi disgusta, certo. Forse dovrei essere più compassionevole, ma vengo da un’altra cultura.

Posso solo prendere un impegno serio, che è migliorare me stesso. Tra l’altro c’è molto da fare. Credo laicamente alla teoria per cui i miglioramenti interiori portino benefici a ciò che hai intorno.

Credo anche che la gente che andrà al potere nei prossimi giorni sia pericolosa per i valori a cui tengo.
Parlo di valori veri, quelli che ti permettono di distinguere tra il bene e il male. E sono valori su cui non sono disposto a cedere, ma nemmeno a trattare.

Possono riscrivere i libri di storia, ma non riscriveranno la storia, possono santificare i mafiosi ma non renderanno appetibile l’ingiustizia a chi la subisce.

Ci sono cose non negoziabili. Ma non lo capiscono. E su questo, su queste vendette idiote e di bassa lega, genereranno tanta negatività che compatterà i loro avversari. Sono stupidi, certi berlusconiani: state pur certi che non mancheranno di farlo.

So per certo che in un’Italia sempre più “a misura di portafoglio” la difesa dei valori e degli stili di vita passa attraverso il denaro: vivere come si vuole è un lusso e lo sarà sempre di più.

E’ per questo che il mio pensiero costruttivo è quanto più di sanamente individualista e libertario si possa concepire e forse scandalizzerà qualcuno.

Per difendere la mia vita, la vita come la voglio io nella sua irrazionalità e irrequietezza (ed è una vita che mi piace e che voglio migliorare sempre di più e di cui non intendo rendere conto a nessuno), ma anche nei suoi valori che reputo buoni, credo che dovrò cercare di arricchirmi il più possibile.

Prima di gridare allo scandalo, rifletteteci.
Perché i soldi ti pagano la libertà, in questa Italia.
Ti pagano il diritto di abortire o anche solo di prendere la pillola del giorno dopo (basta pagarsi un viaggio in Francia), ti pagano il diritto all’eutanasia e ad una morte dignitosa, ti pagano una vita insieme se sei una coppia di fatto, ti pagano la libertà sessuale, la libera informazione, un’educazione laica e libera, una televisione non di regime, la libertà di assumere le sostanze che vuoi, un ambiente migliore, ecc.

Questo non vuol dire che smetterò anche per un solo centesimo di secondo di lottare affinché questo spetti di diritto a tutti, anche a chi non ne capisce l’importanza.

Ma a quasi 34 anni, dopo esattamente 20 anni di militanza ininterrotta e faticosa, credo che sia giusto ricordarmi che negli spazi tra una lotta e l’altra dovrei vivere.

139 comments

  1. sparate tutti cazzate,
    non capite che in questo paese chi è più forte viene idolatrato e chi è più debole fà da capro espiatorio.
    Il favoloso popolo italiano ha votato berlusconi come sempre, in massa, guardatevi i voti sono gli stessi di sempre .quello che è mancata questa volta è stata la controparte la delusione al governo Prodi ha portato all’astensione o a votare irresponsabilmente lega un partito talmente xenofobo e razzista che non sarebbe tollerato in nessun paese civile.
    Berlusconi avrà sempre un ampio bacino di voti perchè incarna alla perfezione la mentalità di più di metà italia ,furberia malversazioni arroganza totale disprezzo di ogni pur minima regola mafiosità diffusa.Contro questo stato di cose nulla è possibile fare questi sono gli italiani lo insegnano secoli di storia.Siamo noi che siamo dall’altra parte che ci dovevamo svegliare prima e non gettare tutto nel cesso con beghe intestine che non fregavano nulla a nessuno .L’abbiamo preso nel didietro la colpa è della nosta coglionaggine

  2. Si discute calorosamente della sconfitta della sinistra, e ci si interroga su quali siano i suoi motivi.
    A me viene in mente un dato che ho letto ieri, e che riguarda un papabile della Lega al Governo: Luca Zaia, peraltro di Conegliano Veneto, come me.
    Qualche anno fa si è candidato da solo alla Presidenza della Provincia piantando in asso tutti gli alleati di coalizione, FI AN ed UDC.
    E’ stato eletto con il 70% dei suffragi, votato quindi trasversalmente da sinistra a destra.
    Penso allora che non si tratti di dire o meno (porta a porta) cazzate ‘incantesimanti’, come ho letto negli ultimi commenti, ma di dimostrarsi capaci di fare realmente qualche cosa di utile.
    Poi i voti vengono da soli, tanto da una parte quanto dall’altra.
    Come sono venuti per Illy (proprio fino ad ora) e torneranno per Cofferati.
    Non interessa più cosa voti l”amministratore del condominio’, rileva invece che le scale siano pulite, illuminate ed il giardino tenuto con cura, che i condomini paghino le spese e non facciano confusione oltre il consentito.
    Berlusconi farà, volenti o nolenti, quel ponte che intitolerà alla mamma recentemente scomparsa.
    Lui le spese condominiali le farà anche in parte sparire.
    Veltroni, invece, non si è proprio capito che cosa cazzo volesse combinare.
    E’ inciampato sulle cose da fare, avesse detto una volta: ripeteremo l’esperienza di Roma, faremo così e cosà.
    Possibile che uno faccia campagna elettorale, da anni, dicendo che lui ha creato aziende e posti di lavoro, e l’altro non abbia da spendere neanche una statistica sulla raccolta differenziata?
    Ma chi cazzo vuoi che ti voti oltre ai parenti?
    Sono stato lungo, ma mano a mano mi è venuto lo ‘sfogo’

  3. credo che in questo periodo TUTTI quelli che criticano la mancanza di una buona politica si debbano mettere in gioco. in settimana mi iscriverò al PD.

  4. Apparso oggi su Repubblica. Mi sembra istruttivo

    Le tute blu lombarde contro i flussi di extracomunitari. E i camalli di Genova accusano il governo Prodi: “Ha messo fuori i delinquenti”
    Gli operai Fiom che votano a destra “Così protetti da tasse e criminalità” “Votiamo Cgil in azienda e Bossi nell’urna. Che c’è di strano?
    La prima ci dà il contratto, la seconda la garanzia che i soldi restino al Nord”

    dal nostro inviato PAOLO GRISERI

    BRESCIA – L’importante è saper rispondere alla domanda: “Mi conviene?”. Paolo, ad esempio, ha capito che gli conviene votare Bossi perché la Lega lo protegge. Ha 22 anni, sta appoggiato al muro insieme ai coetanei durante la pausa mensa alla Innse Berardi, 250 metalmeccanici specializzati alla periferia di Brescia. Da chi ti protegge la Lega? “Dagli extracomunitari”. Ne hai bisogno alla tua età? “Non è bello doversi difendere quando vai alla stazione”. Che cosa vuol dire che la Lega ti difende? “Che, bloccherà i flussi, non li lascerà più entrare in Italia”.

    Il capannello aumenta, la discussione si anima, Enrico contesta: “Tutte balle, ti lasci riempire la testa dalla tv. Non siamo a Chicago, dov’è tutta ‘sta criminalità? E poi i criminali non ci sono in Italia? Prova ad andare in Sicilia”. “Quelli almeno sono nostri e ce li curiamo noi. Ma dobbiamo preoccuparci anche di quelli che esportano gli altri?”. E’ facile sfottere Paolo. Christian scioglie la tensione con la battuta vincente: “Vuoi bloccare l’ingresso in Italia agli extracomunitari proprio tu che sei dell’Inter?”.

    Paolo sembra soccombere. Ma l’aiuto vero gli arriva da Gianni, un ragazzo di 32 anni che a queste elezioni non ha votato. Un grillino adirato con la Casta? “No, non ho votato perché non posso ancora. Sono albanese, sono arrivato nel ’99. Il mio vero nome è Hashim ma siccome è troppo complicato, tutti mi chiamano Gianni”. Quando potrai votare per chi voterai? “Per il partito che sceglieranno la maggioranza degli italiani”. In questo momento è la destra. Ti andrebbe bene la destra? “Perché no?”. Forse perché potrebbe bloccare l’ingresso degli stranieri alle frontiere. “E allora? Io sono entrato, in autunno sono arrivati anche mia moglie e i miei figli. Se non arrivano tanti altri a farci concorrenza è meglio”.

    Così, in dieci minuti di chiacchiere da bar, Paolo e Gianni fanno a pezzi quel che resta del concetto di solidarietà, caro alla Dc di Martinazzoli, che ha governato queste terre durante la prima repubblica, come alla Fiom di Giorgio Cremaschi, che continua a governare il sindacato di fabbrica con il 70% dei voti alle elezioni delle rsu.

    Votano Fiom in azienda e Bossi nell’urna? “Dov’è il problema? Si vede che la Fiom e Bossi gli servono”. Angelo, delegato a un passo dalla pensione, sa che la sua è una risposta provocatoria. Ma anche profondamente vera. “Da queste parti – spiega – le aziende hanno fame di operai specializzati. Qui i contratti integrativi sono ricchi, arriviamo a strappare aumenti di 2-3 mila euro all’anno”.

    Tute blu quasi benestanti, ben diverse da quelle che, sull’altro lato della strada, costruiscono i camion all’Iveco, la vecchia e gloriosa Om, e portano a casa i salari degli operai Fiat. “Alla Innse – aggiunge Angelo – molti abitano nei paesi delle valli bresciane. Con il passare del tempo si sono fatti la villetta a schiera. Una conquista che adesso hanno paura di perdere con l’aumento del costo della vita”. Qui si chiede ai comunisti di contrattare l’aumento con il padrone, perché loro sono ancora i più bravi nel settore (“tremila euro all’anno, sputaci sopra”), e si chiede a Bossi di realizzare il federalismo fiscale. Il comunista ti porta i soldi ma è la Lega che li difende.

    La sirena del federalismo, ad esempio, è quella che ha attirato Giovanni, contadino cuneese prestato all’industria della gomma. Arriva davanti al bar “Sporting”, il ritrovo degli operai sul piazzale della Michelin di Cuneo, e spiega la sua soddisfazione: “Finalmente abbiamo vinto, adesso si può fare il federalismo fiscale”. Che cosa vuol dire? “Che siamo padroni a casa nostra, che le tasse restano qui e non vanno a Roma. Con tutte quelle che paghiamo io e mia moglie per l’azienda agricola”.

    Giovanni ha 49 anni e, come molti da queste parti, ha iniziato a compiere le sue scelte politiche nel ventre della Balena bianca: “Qui – ricorda – votavano tutti Dc, anzi votavano tutti Coldiretti”, la potente associazione dei contadini democristiani. Rotto quel contenitore, Giovanni è diventato un leghista moderato. Uno che dice: “All’inizio votavo Lega per protesta. Poi mi sono un po’ allontanato quando dicevano che volevano la secessione”.

    Ma anche lui, quando si tratta di scegliere il sindacato, finisce per affidarsi a Cgil, Cisl e Uil. Gaspare e Luigi, delegati di fabbrica, raccontano del flop del SinPa, il sindacato dei leghisti: “Nel 2000 aveva fatto il pieno alle elezioni del consiglio di fabbrica, avevano il 33% dei voti. Poi sono rapidamente spariti. Quello del sindacalista non è un ruolo che si improvvisa. Non basta dire “Roma ladrona” per chiudere un contratto”. Per il momento, comunque, sono i partiti del centrodestra più dei sindacati del Carroccio a mettere in crisi i sindacati confederali. A Brescia, dove lo straordinario è la regola, la detassazione promessa da Berlusconi ha fatto breccia. Aldo, delegato della Fim dell’Innse, ammette sconsolato: “Quello è stato un colpo da maestro”.

    La Lega è forte, i messaggi del centrodestra bucano il video, ma la sinistra delle fabbriche dov’è finita? Sam, 35 anni, lavora alla Michelin di Cuneo insieme a un gruppo di altri ragazzi di colore. “Arriviamo tutti dal Benin, siamo in Italia da molti anni, abbiamo preso la cittadinanza. Abbiamo sempre votato Rifondazione”. Ma? “Questa volta non lo abbiamo più fatto. Ci siamo riuniti per parlarne. Una parte ha scelto il Pd perché sperava di bloccare Berlusconi. Ma alcuni hanno proprio deciso di smetterla con la sinistra. Votano Berlusconi perché la sinistra litiga troppo, non si trova mai d’accordo su nulla”.

    Per guardare in faccia la delusione della sinistra radicale basta andare a Genova, nel cuore del Porto, roccaforte dei camalli della Compagnia unica dove su sette delegati di area Cgil quattro sono di Rifondazione due dei Ds e due di Lotta Comunista. Mauro spiega la sconfitta dell’Arcobaleno: “A Genova si dice: “Ci hanno presi nella lassa”, ci hanno fregati. Molti hanno votato Pd credendo che tanto il 4 per cento alla Camera si faceva e che Veltroni fosse vicino a Berlusconi nei sondaggi. Invece non era vero niente”.

    Basta l’ingenuità a spiegare tutto? “No che non basta. Ne abbiamo parlato martedì tra di noi. Rifondazione ha sbagliato”. Dove ha sbagliato? “Ad esempio con l’indulto”. Ma l’indulto, una volta non era una legge di sinistra? “Lo dici tu. Ma quale sinistra? Ha messo fuori i delinquenti altro che sinistra”. Forse non sarà solo per questo che nei seggi di Crevari, storico quartiere partigiano di Genova, la Lega batte la Sinistra arcobaleno 486 a 358. Sarà anche perché “un partito come Rifondazione non può votare a favore della guerra”, come dice Matteo, operaio all’Iveco di Brescia. O perché “non si raccolgono i voti nelle fabbriche promettendo di cambiare la legge 30 sul precariato per poi non fare nulla”, come rimpiange Luca che scarica container al porto.

    Così finisce che la delusione ti lascia a casa (a Genova l’astensione coincide con i 40 mila voti persi dall’Arcobaleno) o ti getta nelle braccia di Ferrando e Turigliatto: “Almeno loro la guerra non l’hanno votata”, si consola Matteo all’Iveco. Il risultato è che la Lega avrà quattro ministri e l’Arcobaleno non c’è più. “Adesso tocca a Bossi mantenere le promesse”, dice Alberto, della Fiom di Brescia. Ma anche lui sa che è una magra consolazione: “Sai come andrà a finire? Che quando la gente che ha votato Lega si incazzerà verrà da noi a chiederci di fare gli estremisti, la lotta dura e i blocchi stradali”.

  5. Mirko: Se vai ovunque porta a porta a sparar cazzate, guarda che di voti ne prendi di meno e non di più…

  6. mangiato il post, scusate, riprendo:
    …che avete fatto nel tuo paese, qui a Milano, quartiere tradizionalmente operaio come Lambrate e con una sede PD a 800 metri da casa mia, quando gli unici che ho visto volantinare, fare banchetti e parlare con la gente in strada sono stati quelli della Lega, forse capire questo risultato non è difficile. Certo, danno risposte oscurantiste, razziste, xenofobe e in qualche caso anche antistoriche (vedi la questione dei dazi doganali), ma se “dall’altra parte” non arriva un bel cazzo di niente poi non puoi imputare alla gente colpe che sono fondamentalmente nostre

  7. @Mirko: in primo luogo, biusogna vedere cosa vai a raccontare alla gente: se proponi ancora una lettura dei rapporti sociali e del mondo della produzione da fine ‘800, puoi anceh trasformarti in una trottola ma nessuno ti ascolterà più, coem infatti è accaduto con quei ceti “proletari” che oggi votano a destra. In secondo luogo, con tutto il rispetto per il lavoro, sicuramente apprezzabile, ceh

  8. Mi è venuto in mente un paragone da rugby, pensando a un meraviglioso spettacolo di Marco Paolini. Questi tre-quarti tutti fighi e anglofoni stanno all’ala, e guardano con sufficienza la mischia che fa a cornate per tirarla fuori. Poi la mischia la tira fuori, ma siccome piove un po’, il tre-quarti impomatato, venuto da Rovigo, la fa cadere. Punizione per gli altri.

    Ecco le immortali parole: “mi, con tì, no parlo pì”.

  9. @Mirko

    Quella che descrivi è un’eccezione. Capire le ragioni dell’inaridimento della presenza percepita e reale della sinistra a Milano (la zona che conosco) richiederebbe un’analisi seria, di qualche decina di pagine. Ci sono ragioni storiche, sociali, organizzative, di scelta delle persone, di modalità del reclutamento, di dinamiche dei contenuti. Errori, su errori, su errori: gli apparati in Parlamento, e dei caporaletti mandati da Marte in sezione.

    Riassunto: a Milano, alla camera Colaninno, al senato Veronesi. Il giovane rampollo del saccheggiatore di Telecom per conto terzi, e un ex-socialista di ferro. La sensazione di essere stati presi per pirla, dopo anni di sparate d’alemiane su una “razza padana” che esiste solo nelle sue seghe mentali e lotta al socialismo che ha devastato l’unità della sinistra in Lombardia, è stata tremenda. E’ questo il nuovo PD?

    Hai fatto campagna in Veneto? E come lo spiegavi ai militanti che dovevano votare Calearo?

    Guarda che presenza sul territorio non vuol dire porta a porta… Col porta a porta si finisce per rompere le balle. Presenza vuol dire in ogni cluster gente di sinistra, e la sinistra che parla di problemi della gente, nella lingua della gente, e senza consultare il manualetto del PD ogni volta che la gente ha un problema vero, rischiando di dare una risposta falsa. You are PD? Dubito che la gente voglia sentirsi dire dell’appartenenza in inglese. Magari un “Forsa fioi che ghe a femo” invece di “Yes we can” la tua gente l’avrebbe più gradito.

    Spiegatelo a Veltroni.

  10. Ho guardato i dati del Viminale e mi sono accorto di una circostanza almeno curiosa.
    Alla sinistra mancano, rispetto al 2006, circa 3 milioni di voti mentre la destra (o il centrodestra o il pdl, come volete chiamarlo) si è sostanzialmente confermato .
    Quei 3 milioni di voti corrispondono al calo dei votanti.
    E’ ipotizzabile allora che la sconfitta elettorale sia da imputare all’abbandono del progetto di Veltroni, alla disaffezione che neanche l’antiberlusconesimo più acceso ha fatto digerire.
    L’elettore di sinistra si è rotto i coglioni molto di più di quello di destra.
    http://marinfaliero.blogspot.com/2008/04/caro-veltroni-ti-hanno-tradito-3000000.html

  11. interessante l’analisi di Rabadàn, ma non capisco il finale, quando dici che a nord la sinistra sul territorio non esiste. In che senso? I’m PD e nel mio piccolo comunello del cazzo siamo stati gli unici ad aver fatto campagna elettorale vera, porta-porta, in mezzo alla gggente, radicati da decenni, mentre la lega che “territorialmente” non esiste è stata alla finestra ad aspettare i voti che gli piovevano senza sforzo alcuno, grazie a slogan elettorali. Allora spiegami cosa significa essere presenti sul territorio, visto che mi pare evidente che il voto (soprattutto alle politiche) non è frutto della presenza fisica, ma di come si percepisce la vicinanza di un’area politica piuttosto che la distanza che ne suscita un’altra, che è tutto un altro paio di maniche (come diciamo noi nel nord-est)

  12. bravo, fai le barricate in camera da letto contro i vescovi cattivi che insidiano la tua intima libertà, così ritrovi il senso della lotta di classe. tu indichi come il punto di potenziale presa di coscienza di un elettorato che reputi disperato un problema che non esiste.

  13. Wow! Un post e dei commenti che dovrebbero essere fissati su carta come esempio della potenzialità /superiorità dei blog rispetto ai media tradizionali.
    Se i quotidiani pubblicassero una pagina come questa forse ricomincerebbero a vendere (i dati pubblicati sono tutti gonfiati)!

  14. Quoto dalla prima all’ultima riga. Ho votato PD. Ma capisco altrettanto bene chi non l’ha fatto. Di motivi nei post precedenti ce ne sono a tonnellate. E se andate a farvi un giro sul forum della sinistra arcobaleno o del PD, ne trovate altre tonnellate.

  15. Suzuki, perfettamente spiegato. Ti indico allora quelli che, alla fine della disamina, costituiscono le debolezze principali, a mio parere, del ragionamento (di cui ammiro la limpidezza).

    La Politica è divenire già di per sé. La politica italiana è in trasformazione. Dove tu secondo me sei fuori strada è nell’equivalenza soluzioni-identità valoriale!

    Anzitutto, perché se questa frase è necessaria (e lo è)

    “Sono ben conscio dei problemi e della necessità di risposte forti e forse della necessità di una politica liberalizzatrice, di rigore, di sicurezza, di tutela dagli aspetti negativi dell’immigrazione, perfino “di destra”, non ho timore a scriverlo”

    andava pronunciata CON FORZA in campagna elettorale, invece di mille “ma anche” e mille bolle blu. Ed è da correggere! Non è politica “di destra”, è politica popolare! L’equazione “fermezza=destra” è sbagliata, impopolare, pericolosa. E’ un EQUIVOCO DI ANALISI. Per anni si è dato in pasto al MSI il concetto di identità nazionale. Quando a un comizio di sinistra si è tornati a sventolare un tricolore, era tardi! Prima, era VIETATO.

    Ma passi l’equivoco. Parliamo dell’errore strategico. Non puoi parlare di identità valoriale quando hai cercato di conculcare con la forza, dal basso in alto, valori NUOVI in un elettorato stanco, sfiduciato. Ma tu ricordi la violenza verbale di Prodi sul caso Malpensa, di Visco sul caso Speciale, di Padoa-Schioppa sul precariato? Come puoi pensare che la gente dell’Alto Milanese, gli imprenditori, i precari votino per te, perché il nuovo sitema-valore che proponi è una copia in gomma del Socialismo Proudhoniano? E invece di Proudhon, ci metti… Colaninno figlio???

    Quanto all’identità valoriale della destra. il PDL non ne ha una. La Lega è un partito di territorio: te lo ricordi il vecchio PCI romagnolo? No, non credo. Quello è la cosa più simile alla Lega. Prima di impazzire (non trovo altra spiegazione) fra finanza e lobbismo anti-settentrionale (qui percepito come RAZZSMO), l’aveva capito anche D’Alema.
    Se capisci quanto sopra, capirai quanto è sbagliato questo:

    “la gente ha creduto di votare la Thatcher e ha votato LaRussa, scusa la banalizzazione”

    Non è banale: è ERRATO. La gente ha votato, spaventata da Prodi, Visco e Padoa-Schioppa, gli altri, MALGRADO La Russa. E se La Russa agli interni farà meglio di Amato, scusa ma chi se ne frega che è La Russa? Io e te magari, la gente no.
    Quindi, parte dell’elettorato di destra ha esigenze, non valori. E vuoi sapere il paradosso? Chi ha valori, ha votato Lega. Lega, Suzuki. Perché tu, come tutti, cadi nell’equivoco del predigerito, della definizione da catechismo “la Lega è di destra”.
    Quella definizione fu data da D’Alema per punire la Lega dell’alleanza del ’94! E scioccamente, in maniera miope e folle, da allora la Sinistra si è messa a fare a cornate col Nord. E più fa a cornate, più il nord voterà Lega.
    La Lega, hai ragione, è Borghezio. E’ Calderoli, lo sappiamo. E’ Castelli: uhm, già meglio. E’ Maroni.

    Quindi, non è che non sei chiaro, te lo dico con affetto: sbagli l’ANALISI. E non credo che Veltroni, troppo PCI, troppo romano (senza offesa alcuna, è una constatazione), troppo FGCI per essere moderno, sarà mai in grado di arrivare alla terza riga di ciò che ho scritto, capendo.

    La Sinistra a nord rinasce quando torna Socialista, La Sinistra senza il nord non vince. A nord, la sinistra non esiste più sul territorio.

    Questa è la realtà. Prima Adamo ed Eva (la creazione), e poi ripopolare. Ma se non si capiscono gli errori, avanti a slogan, e buonanotte.

  16. D’accordissimo con koetting.
    E secondo me la sinistra (radicale-Arcobaleno clericale-Pd) ha perso semplicemente perchè non è più sinistra. E poi si è sempre crogiolata sull’idea di essere superiore alla destra berlusconiana, il che, ahimè, non è vero già da un bel pezzo.
    Io mi sono sempre identificato nei valori socialisti, quelli veri, ben lontani dal pseudocomunismo pseudoculturale italiano. Mi dispiace, ma disperato non sono: forse gli italiani hanno aperto gli occhi e hanno visto anche cosa c’è dietro la facciata falsa della sinistra italiana. Se i dirigenti di parito avessero le palle si dovrebbero dimettere tutti e non farsi più vedere in giro. Invece si stanno già riorganizzando, alcuni si dividono altri si riuniscono, solo per non perdere la poltrona o perchè nella vita non sanno fare altro. Questo si mi fa tristezza e anche un po’ disperazione (la loro però).

  17. Rabadàn: cerco di essere rapido. Tra le volontà dell’elettorato, le necessità del paese, le riforme necessari e il programma, i valori e l’identità del PDL c’è di mezzo il mare.
    .
    Io non disconosco minimamente le ragioni per cui uno non vuole più votare per qualcosa che assomigli all’Unione, che va da Bertinotti a Mastella. Anzi, concordo in sostanza con tutti i tuoi commenti.
    .
    Dico un’altra cosa e cioè che a sacrosanti problemi e a sacrosante aspirazioni non credo che il PDL sia in grado di dare una risposta. E che è la soluzione sbagliata, peraltro già messa alla prova.
    .
    Sono ben conscio dei problemi e della necessità di risposte forti e forse della necessità di una politica liberalizzatrice, di rigore, di sicurezza, di tutela dagli aspetti negativi dell’immigrazione, perfino “di destra”, non ho timore a scriverlo.
    .
    Ma quello che mi inquieta è la differenza abissale tra le priorità di chi vota e le soluzioni (e l’identità valoriale) proposte da chi è stato mandato a governare. Il problema è tutto lì. Cioè, la gente ha creduto di votare la Thatcher e ha votato LaRussa, scusa la banalizzazione.
    .
    Spero di essermi spiegato.

  18. Emergenza rifiuti (168)
    10%
    Alitalia e liberalizzazioni (91)
    5%
    Salari/Pensioni/Mercato del lavoro (842)
    51%
    Infrastrutture e Pubblica Amministrazione (149)
    9%
    Scuola e ricerca (107)
    6%
    Semplificazione fiscale (146)
    8%
    Riforme Istituzionali (145)
    8%

    E dallo stesso giornale, un sondaggio… Salari-Pensioni-Lavoro.
    Ecco le priorità di chi vota. Guardate cosa pensa il nord evasore della semplificazione fiscale. La Stampa, quotidiano da “borghesi”…

    Ma non è che qui qualcuno non ha capito un tubo? Ma non è che qui qualcuno ha semplificato troppo? Ma non è che la visione di una destra peronista e xenofoba è, appunto, una visione? A cui potremmo aggiungerne altre, che sono diventate slogan?

    A furia di dire “ma anche”…

  19. “Questi sono voti ad una destra fatta prevalentemente di estremisti xenofobi – con un partito come la Lega che in pratica prende un quinto dei voti al Nord: il 20% – ad un progetto peronista di un imprenditore estraneo alla democrazia e ad un complesso di clientele e arcaismi familisti al Sud”.
    Queste sono stronzate belle e buone. Guarda l’articolo di stamattina di Andrea Romano sulla Stampa. Forse ti/ci aiuterà a capire un po’ meglio come sono fatti gli altri. sennò si rivince tra vent’anni.
    Buona lettura.

  20. x raccoss (scusate la lunghezza)
    i killer messagge per me sono stati diversi, provo a sintetizzare:
    1 – i litigi del governo Prodi (instabilità di governo),
    2 – la spazzatura in Campania e il fallimento di Alitalia (incapacità amministrativa),
    3 – l’insicurezza degli operai/impiegati del Nord per l’immigrazione e dei piccoli ceti produttivi per il peggioramento dell’economia (incapacità del centrosx di dare risposte alle esigenze sociali del territorio)
    4 – la rabbia del sud verso una classe politica logora incapace di risolvere problemi secolari (qui il centrodx, tranne che in Sicilia, ha governato meno o cmq attualmente era meno presente nelle amministrazioni locali).

    Detto questo che si poteva fare?

    Molto poco in più rispetto a quello che ha fatto il PD in poco tempo. Qualcosa in più si poteva fare per i punti 3 e 4, cercando di rappresentare meglio le esigenze di chi come Rabadan ha finito per votare Lega…puntando al massimo rinnovamento delle liste al Sud (cosa fatta solo in parte)

    Berlusconi ha messo in evidenza i 4 punti sopra, ha promesso meno (per apparire più credibile …in fondo aveva governato 5 anni anche lui), ha dato una percezione di maggiore sicurezza sulle risposte da dare.
    Così ha costruito lo schema vincente:
    centrosx > vecchio, litigioso, cattivo amministratore, intellettuale
    centrodx > stabile, coeso, + affidabile, popolare

    Ricordo infine che dagli anni Novanta le campagne elettorali sono permanenti…iniziano il giorno dopo il voto per costruire lo schema di riferimento con cui si va a votare. Il centrodx lo ha fatto da subito ringraziando per l’aiuto coloro di centrosx che sono stati puniti duramente dal voto (SA, Mastella e tutti i micro-partitini)

    Mi ripeto l’unica cosa da fare è mettersi a lavoro per rinnovare ancora di più la classe dirigente del PD futuro, avvicinarla alla gente e al territorio con i meccanismi partecipativi già sperimentati nel passato (primarie), puntare sui temi forti di un partito (social)democratico:
    – lavoro e salari, sviluppo, legalità e meritocrazia, lasciando da parte (nella comunicazione e non nei fatti) i temi che interessano poco l’elettorato in Italia (laicità, diritti civili) o che non vengono minimamente capiti o addirittura osteggiati (grandi riforme, liberalizzazioni, ecc.).

    p.s. L’unico errore (parzialmente involontario) di Veltroni è l’aver riabilitato Berlusconi nel momento di massima crisi con gli alleati…ma (spero) non immaginasse che il governo sarebbe caduto due mesi dopo. Il risultato è stato sì affermare il PD in parte come nuovo ma ha ri-compattato il centrodx, permettendo di confermare lo schema di cui sopra.

  21. un’altra cosa smettiamola di dire che Prodi ha fatto schifo per favore… al massimo la coalizione che aveva a capo Romano Prodi.. non diamo adito a chi come Tremonti, futuro ministro dell’economia.. dice che Prodi è responsabile della brutta globalizzazione..

  22. Ciao ragazzi sento di dover dire la mia su questo post.. allora innanzitutto vorrei dire che condivido in pieno diverse cose.. io penso che quello che farò è proprio quello che ho sempre fatto.. ovvero combattere perchè berlusconi & co nn diventi sempre più un modello da imitare.. io sento troppo spesso gente che mi dice che il nano è un genio… ma un genio di cosa scusate? La comunicazione non è qualcosa di immorale, come non lo è il calcio, come non lo è il giornalismo.. ma berlusconi nella sua vita non ha fatto altro che riempire i nostri media di schifezze, quelle schifezze che però piacciono agli esseri umani, è come se avesse assecondato i nostri più reconditi desideri…e purtroppo il risultato di queste elezioni secondo me è più che altro che la gente preferisce il male al bene.. che ormai l’individualismo che non è una cosa di per sè sbagliata, ha preso una brutta piega, tutto ha preso una brutta piega.. gli italiani sono un gran popolo e sono d’accordo con l’autore del post che sono disperati, mi va solo di aggiungere una cosa.. io penso che la disperazione riguardi un po’ tutti nel mondo.. si è perso di vista il vero motivo per cui siamo su questa terra.. forse perchè l’uomo non l’ha mai capito veramente.. tra il bene il male vince il male nei momenti di difficoltà perchè se sei disposto a vendere la tua anima pur di avere qualche possiblità di vivere bene in un mondo in cui tutto va male.. io penso che tutti quelli che credono che berlusconi nn sia un modello da imitare devono urlarlo.. come facevo e farò a vita.. è normale che abbia vinto.. gli italiani sono confusi, la crisi c’è e si sente e quella che propone berlusconi è una lotta all’ultimo sangue, una lotta per la sopravvivenza.. ubi maior minor cessat.. e non importa se i migliori sono i migliori perchè se lo meritano o perchè conoscono qualcuno che.. l’importante sono i soldi.. credo che la produttività non sia l’unico criterio con cui valutare il benessere di un paese e lo credo fermamente anche in un modno capitalistico… il capitalismo non è una cosa brutta, il mercato non è una cosa brutta, è la gente come berlusconi che le rendone brutte queste cose.. Consiglio vivamente a tutti di leggere il libro Economia della felicità di De Biase.. buona giornata.. e avanti con la lotta culturale!

  23. Si ma tutta sta antipolitica che aveva animato le piazze italiane? Dove sono finiti gli indecidi? Tutti i “non so chi votare che sono tutti uguali”?

    Alla fine i votanti sono stati al solito l’80%, che una quantità enorme per una democrazia occidentale: perchè ho la sensazione che alla fine la maggioranza degli indecisi, quelli che scelgono in cabina, abbiano deciso per il berlusca? Qual è stato il killer-message che hanno visto in lui per far pendere la loro decisione irreversibilmente verso dx?

  24. ottimo post. Condivido in pieno anche l’arricchimento. Io purtroppo per il mestiere che faccio posso farlo solo all’estero.

    Da un certo punto di vista (e piu’ cinico) riesco ad arricchirmi ed allo stesso tempo a pagare le mie tasse ad Angela Merkel e non a Tremonti.

    Piccola cinica soddisfazione.

  25. fmf: Perché, se avessero alzato lo sguardo oltre la palizzata e guardato nella direzione indicata da Veltroni, avrebbero visto…?
    .
    Io temo che avrebbero visto qualche buona idea mescolata a un sacco di “figli di” e di vecchiume. Quindi alla fine si son detti: visto che nessuno dei due candidati è il leader che accende le coscienze, vediamo almeno di pescarne uno che non faccia troppo danno; e visto che Prodi ha fatto schifo, a sto giro proviamo l’altro.

  26. ma solo io mi ricordo di quando durante il governo berlusconi precedente tutti lamentavano la caduta del potere d’acquisto e lui andava in giro da vespa a parlare di “inflazione percepita” e di come sua mamma girasse tutto il mercato per cercare i prodotti migliori?

    Possibile che ci fosse tutta questa ricchezza quando c’era berlusconi?

  27. “Votano Berlusconi perché sono disperati. Nel vero senso della parola. Non hanno speranza.
    Cioè non sperano più in una risoluzione “di sistema” dei problemi, in un passo avanti collettivo. Non credono, insomma (direi anche con alcune ragioni), in una prospettiva di giustizia, fosse anche minima.”

    A mew sembra che ci sia un errore in questa analisi, in questo punto dell’analisi. L’errore è credere che nel voto a Berlusconi e alla lega ci sia questa disperanza lucida e consapevole. Invece, io credo che, proprio perchè ormai troppo abituati a non pensare e ad affidarsi a qualcuno nonimportachi purchè sia qualcuno che comanda con chiarezza, non ci sia un pensiero, una riflessione di questo genere dietro al voto, ma solo il vuoto e l’indifferenza e la voglia di non impegnarsi.

  28. @Cuoreditenebra: non sto mettendo in discussione l’utilità della politica o l’incapacità della classe attuale che così bene hai tratteggiato.
    Mi dispiaccio solo perché nel mio mondo ideale non ci dovrebbe essere bisogno che qualcuno mi faccia guardare al di là dello steccato. Al limite vorrei qualcuno che mi faccia vedere un bel paesaggio e non mi costriusca un muro, ma la voglia di guardare oltre dovrebbe venire dal di dentro, non dalla politica.
    La mia frase era indirizzata a quelli come Samuele, che dal commento lascia trasparire una superficialità che mi lascia di sasso.
    La sinistra ha perso anche per i motivi che hai ben descritto, e ha perso sicuramente per la voglia di provare altro che non fosse il governo prodi. Incontestabile e legittimo.
    Io, avessi dovuto decidere, avrei provato a vedere se WV è davvero come si professa diverso da Prodi e può correre con le sue gambe.
    Quello che mi turba è che la maggioranza ha scelto invece un male già conosciuto. E non è il male del conflitto d’interessi per le televisioni o per le leggi ad personam, è un male meno da talk show, quello che promette l’abolizione dell’ICI e poi azzera il tesoretto e non fa nulla per ridurre il debito pubblico e mille altre cose.

  29. Mi spiego meglio, con un esempio che da anche l’idea di quanto la politica abbia abdicato a questo ruolo. Ieri sera seguivo su Radio Popolare un microfono aperto con gli ascoltatori cui partecipava come ospite un eletto del PD. Si parlava di sicurezza, e un ascoltatore sottolineava come non si potessero lasciare alla sola Lega le risposte a certi malesseri reali dei cittadini; il personaggio in questione, dopo aver risposto – giustamente, per carità – che non si poteva seguire la Lega sul suo terreno, candidamente ha chiesto all’ascoltatore qual era l’alternativa perchè lui non ne aveva. Ma scherziamo? Chi vuol fare politica DEVE – perchè è una delle sue ragioni sociali – proporre un modo diverso, una visione alternativa delle cose, soluzioni possibili. Sennò, detto brutalmente, fa politica o occupa una sedia?

  30. @effemmeffe: e qual è uno dei ruoli più importanti della politica, nel senso più alto del termine, se non spingere le persone a guardare al di là del proprio orticello, indicando un modo diverso di guardare al mondo e alle cose? Non è questa una delle basi su cui sono nate correnti di pensiero che molto avrebbero ancora da dare alla nostra società se non fossero in mano ad emeriti cialtroni, vedi Boselli o qualche figlio scemo? Vediamo di non dimenticarci cos’è la politica davvero…

  31. @samuele: “Gli italiani preferiscono che toglie le tasse, non chi le mette, preferiscono le promesse realizzate, non le parole al vento.”

    Tutti preferiscono chi toglie le tasse, quello che mi spaventa è come mai ci siano così pochi che si chiedano se e come sia possibile.
    Tutti preferiscono le promesse realizzate, concorderai con me che però ci sono promesse di diverso spessore? O non pagare i 30 euro del bollo della mia vespa equivale al risanamento parziale dei conti pubblici?

    Riguardo la causa della sconfitta delle sinistre concordo per molti punti con Cuoreditenebra, ma il punto è che le sue sono analisi politiche, io mi spavento pensando al fatto che il popolo, la gente, le singole persone si siano ridotte a pensare al proprio orticello e non siano in grado di allungare lo sguardo al di là della palizzata.

  32. analisi molto condivisibile, soprattutto per il modello di “rivoluzione individuale” che proponi, e che mi trova d’accordo da tempo.

    non condivido una cosa però: il rito comunista dell’autocritica io nn l’ho notato proprio, almeno politicamente parlando. mi considero di (estrema) sinistra, ma gli slogan degli anni 60 che sento risuonare ogni giorno hanno cominciato a nausearmi da tempo. è un modello politico che ha perso, ancor di più in queste elezioni, soprattutto per eccesso di superbia e patetico approccio nostalgico, e questo bisogna dirlo.
    quello che gli è sempre mancato è saper tradurre un sacco di belle parole nella vita materiale di tutti i giorni.

    ecco perchè, almeno in quella parte della sinistra, è tempo di fare autocritica, DAVVERO. gli scismi interni e il fatto di non presentarsi con la falce e il martello non sono certo sintomo di autocritica. non lo sono proprio per niente.

    la reazione più logica è proprio quella dei “miglioramenti interiori” di cui parli. vediamo se porterà a qualcosa.

    ciao,
    d.

  33. “Accettiamo questo: in sostanza Berlusconi è un fenomeno irrilevante rispetto alla portata del problema-Italia, che è infinitamente più ampio. Berlusconi non è che una cacca in uno tsunami. Vogliamo iniziare a preoccuparci dell’onda?”

    E’ vero, ma lo tsunami non si vede mai in arrivo in orizzonte e quasi mai lo si vede in tempo…
    Bisogna conoscere bene il fenomeno per poter farci fronte.

    La tua analisi e corretta, acuta e decisamente sopra il comune livello polemico.

    Ma sulla tua conclusione posso concordare solo in maniera secondaria.

    L’arricchirsi e’ un mezzo, non una soluzione daventi allo sfacelo morale, per poter stare in piedi e fare meglio per la societa’ in cui si vive. Quanti pero’ riescono a farlo fino in fondo, a mantenere un proposito cosi’ “elevato” e non a cadere in un menefreghismo egoista?

    Come dici invece prima nel testo, per poter educare (in latino = “tirar fuori”) gli altri ad uscire dal pantano, “poss(iam)o solo prendere un impegno serio, che è migliorare me stesso. Tra l’altro c’è molto da fare. Credo laicamente alla teoria per cui i miglioramenti interiori portino benefici a ciò che hai intorno.”

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