Oggi ho ricevuto, come credo molti blogger, una mail da un’azienda di Search Engine Optimization che – come molte altre – sta cercando di entrare in contatto con la blogosfera visto che pare faccia gola in quanto a visibilità sui motori di ricerca, capacità di influenzare, grado di attenzione dei media, ecc.

Come capita sempre più spesso, il trekkiano primo contatto è partito con il piede sbagliato. Sul mio Tumblr, se volete, c’è la spiegazione in dettaglio, con tanto di scambio di mail.

Se, invece, volete un riassuntino rapido della questione, eccolo qua: l’azienda di Search Engine Optimization (chiamiamola ACME, per comodità e sano anonimato, visto che non è bene sputtanare il prossimo hic et nunc) sta cercando di espandere il suo organico utilizzando, se non ho capito male, i blogger come coordinatori delle proprie communities.
L’idea non è nemmeno stupida: si presume che chi gestisce e fa crescere bene un blog sia sufficientemente smaliziato con gli aspetti più “social” della Rete.

Purtroppo la comunicazione ai blogger è avvenuta nel modo peggiore: una mail generica, per di più “furbetta” e prodiga di complimenti, con cui la ACME manifestava finto interesse personale nei confronti di ciascun blog e chiedeva un contatto per una collaborazione estremamente vaga.
Sembrava, insomma, una di quelle lettere prestampate che si ricevevano una volta: “Complimenti, signor   _Rossi_  lei ha vinto, ecc.”

Lamentarsi, ogni tanto, serve. E una mia mail lagnosa, leggibile anche sul Tumblr, ha prodotto un risultato inatteso. Di norma quando ci si lamenta via blog di un’azienda ne capitano di tutti i colori. Ricordo giusto qualche tempo fa una società di hosting che inveiva contro i “radical chic” che si lamentavano dei suoi disservizi e minacciava querele, ecc.

In questo caso, invece, la cosa è andata diversamente. La ACME, sì e no dopo un’oretta, ha sorprendentemente ringraziato per la piazzata e per le critiche e ha ammesso candidamente: abbiamo sbagliato, scusateci, le intenzioni erano buone, i mezzi sicuramente no, aiutateci a capire. Mi sono sembrati sinceri e affabili. E so lo dice un torinese doc come me, per definizione permaloso e sospettoso, c’è da crederci un po’.

Mi ha sorpreso che alla ACME non abbiano cercato attenuanti, precisazioni o sotterfugi e che non si siano nascosti dietro un ufficio legale o qualche frase di circostanza. Apprezzo il candore di chi sbaglia e lo ammette, senza stare lì a fare troppe storie. Invece di spendere energie a spalmare inutilmente le colpe, usiamole per fare meglio: è un’attitudine che approvo.

Intendiamoci: i responsabili della ACME non hanno fatto nulla di mostruoso (c’è gente che in Rete fa di peggio e in modo molto più arrogante), semplicemente hanno utilizzato per la “parte abitata della Rete” un tipo di comunicazione che altrove è tollerato (nessuno si indigna più per i vari “vuoi lavorare da casa e guadagnare fino a 2400€ al mese? Chiamami e scopri come fare” o per i “Vuoi perdere peso? Chiedimi come!” che troviamo nella buca delle lettere) e che qui da noi è considerato troppo falso, poco limpido.

Ecco, a volte anche il conflitto è una forma di relazione. Soprattutto se è svolto da persone ragionevoli. Mi sono scambiato un paio di mail con la ACME e abbiamo concordato: vediamoci al BarCamp di Torino e parliamone apertamente.

L’occasione mi sembra buona, perché possiamo confrontare modi e linguaggi (quello della comunicazione classica, basato sulla persuasione, quello della Rete, basato sulla motivazione e sull’autorevolezza) e magari capire se esistono e come si misurano confini, limiti, argini e soglie della decenza e dell’integrità nel rapporto tra impresa, Rete e persone che “fanno” la Rete.

In un momento in cui tra blogger ci si scazza (esagerando, al punto che ne ride perfino il Silva*) per una copia di Vista “emersa” da un evento, mi piacerebbe che ci confrontassimo anche tra culture diverse, cioè tra i “puri” che non andrebbero mai ad un evento “marchettone”, i dialoganti/possibilisti, i supermarchettosi, gli antipubblicitari per antonomasia, quelli con la doppia vita (per dire: io sono un orrido marchettaro nella vita reale e un talebano no-sponsor sul blog e come me tanti), gli innovatori tipo Metafòra, ecc. Insomma, capiamo se il buzz-marketing è un affronto, un’opportunità, una figata.

E poi sarebbe un bel segno: per una volta un’azienda (che di solito quando approccia la blogosfera, per quanto ben intenzionata, lo fa “giocando in casa”) esce dai suoi confini soliti e si “butta” in un BarCamp (che, a giudicare da quanto sento, si preannuncia molto partecipato). Vediamo cosa ne viene fuori. Essendo ottimista, chiederò al catering di aumentare la dose di tarallucci e vino.

 

* l’espressione “il Silva” si merita l’asterico perché è una citazione da trainspotter de “L’angolo del Galeatico”, rubrica psichedelico-linguistica-goliardica di cui solo i più assidui lettori di Linus degli anni Ottanta hanno memoria

14 comments

  1. vb: no, c’è un pannello orario in cui, con il principio del first-come-first-decides, ogni persona che vuole intervenire appiccica il post-it che segnala il proprio intervento nello slot orario libero che preferisce.
    Conta che in un BarCamp ci sono sempre più sale, quindi c’è spazio per tutti.

  2. Suz: Guarda Ryanair e la sua ultima campagna marketing con personaggi famosi, per un esempio di uso coscientemente illegale di un mezzo e di una immagine, con successive scuse plateali per ottenere ulteriore visibilità.

    Comunque mi sfugge come funzioni la schedulazione al Barcamp: mica tutti faranno il loro intervento in parallelo all’inizio dopo aver appeso il foglietto…

  3. Bel post.
    Purtroppo, molto spesso le aziende pensano a fare sotterfugi senza capire che la via più facile è la trasparenza.

    Non so se è una peculiarità italiana ma penso che ci sia proprio un problema di etica aziendale.
    Sono convinto, infatti, che il comportamento online di un’azienda sia specchio di quello offline.

    Discorso lungo e articolabile, ne parliamo a Torino 😀

    ciao
    z

  4. sono molto preoccupato dalla rete elettoralica gettata nella Rete.

    Intendiamoci. Come tu ben dici, tutti facciamo più o meno marchette (virtuali o reali). E ovvio che la blogosfera non sia diversa dal mercato del pesce di Bergen. E ovviamente tutti facciamo politica qui, come al bar o sul taxi (il tram per i lavoratori puri).

    Ma dopo l’effetto Grillo, la Politica più puttana (quella reale insomma) si è tuffata con la fiocina nel mare web che credeva solo per gli snorkies,ed è tutto un fiorire di bloghetti elettorali, post spam con loghi, croci e ammiccamenti.

    non si potrebbe creare uno SCUDO INTERSPAZIALE tipo LUNA NERA per questo genere di invasioni?

  5. se è italiana, supponente e ha bakeka fra le c.hist. forse la conosco. anzi, lo conosco. in quel caso, sicuramente la visibilità era fra gli scopi principali dell’iniziativa… ma lo sputtanamento e le scuse, proprio no.

  6. Una azienda che cerca blogger non sapendo come solitamente reagisce un blogger spammat… ahem, contattato da un’azienda. Interessante. A me pare chiaro che le serve proprio un blogger che le faccia da mediatore culturale. O sono troppo ingenuo 😉

  7. gareth: basta che ti segni sul Wiki, oppure il giorno stesso piazzi il tuo nome e il titolo dell’intervento con un post-it sulla lavagna all’ingresso.
    Vieni, mi raccomando!

  8. Come faccio a proporre un intervento per il barcamp ? Lo scrivo sul pbwiki e basta ? O e’ già troppo tardi e siamo in overbooking ?

  9. Gianluca: la parte perfida e diffidente che c’è in me ha seriamente sospettato la messinscena.
    E’ anche per quello che non nomino personalmente l’azienda: così non ha visibilità (nel bene e nel male) sulla Rete, casomai stesse cercando di fare la furba col doppiopacco.
    .
    Aggiungo che se volevano venire al BarCamp per fare recruiting, potevano già farlo senza creare tutta questa scena. Anzi, arrivando “vergini” avrebbero sicuramente avuto un’accoglienza migliore.
    .
    E’ capitato già in passato che in qualche BarCamp salisse sul palco un’azienda non per conversare ma per monopolizzare uno spazio e fare un marchettone (ricordo una tragica presentazione di Camisani Calzolari al primo BarCamp di Torino, assolutamente fuori luogo, con toni da convention di Millionaire). Ovviamente la risposta era stata pura indifferenza (con punte di ostilità) da parte dei barcampisti presenti.

  10. Anche a me hanno scritto ed ho ritubmlerato la cosa: non vorrei però il BarCamp fosse un occasione dove fare “recruiting” di blogger più che confrontarsi…

  11. qualcosa mi dice che in ACME avevano gia’ progettato e previsto tutto, anche la successiva prodigalità di scuse, l’invito alla conversazione, ecc. ecc.
    Forse sto diventando troppo sospettoso, chissa’.
    ciao
    gluca

  12. Io ho già scritto che al Barcamp vengo, ascolto, parlo, ma alle 16 sparisco, e che cazzo. Il Toro ha la precedenza su tutto.

    Invece, voglio condividere il fatto che l’altro giorno un mio socio marchettaro ex bakekiano, alla domanda “ma in questo fighissimo sito che vuoi pronto domani mattina cosa dobbiamo metterci?”, ha risposto più o meno quello che c’era nella mail che hai ricevuto tu: una specie di rosario sparato a duecento all’ora come “Facebook, Youtube, Myspace, Digg, Flickr, Tumblr, Splindr, Stocazzr…”. Pare vada di moda fare portali che hanno dentro tutto ciò che è stato inventato di interattivo, solo così sono veramente “web 2.0”.

  13. Aiuto.
    Odio l’articolo davanti al cognome, ma ti perdono!!

    Piuttosto, alle 18 c’è il Toro quel sabato.
    Tu che fai?

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