Chi scrive è un uomo confuso, anzi confusissimo.
Se non siete di Torino, fate un giro in città e – nel marasma di gente – divertitevi a scovare i torinesi veri. Siamo quelli che girano con la bocca semiaperta, increduli e un po’ imbambolati.
Il fatto è che la città ci è cambiata sotto il naso e non è stato un procedimento graduale: prima c’era un grosso cantiere ubiquo e – nei nostri pensieri – perenne. Poi d’improvviso (ma sul serio: nel giro di 2 o 3 giorni) è successo di tutto: Torino trasformata in una città turistica, le strade invase di stranieri che vengono a spiegarci che abitiamo in un posto bellissimo (e noi a dirgli "a va?" – che in piemontese significa un sorpresissimo e scettico "dice?"), gente che pretende di pranzare nei ristoranti dopo le 13 e 30 (cosa fino a qualche tempo fa impossibile, qui), cartelli multilingue, arredo urbano nuovo di pacca, la metropolitana! (che a Torino è un mito che inseguiamo da 70 anni, vedi sotto), i mezzi pubblici che girano, i fuochi d’artificio, le strade piene di gente che passeggia e perfino il bel tempo con il sole radioso e luminosissimo, che ricorda certi quadri di Pelizza da Volpedo. Ma andiamo con ordine, sebbene mi senta preso dall’entropia.
TORINO NEL MONDO
Il primo cambiamento epocale, a cui non ci abituiamo e che ci fa fare salti di gioia o di sorpresa, è il fatto che il mondo si sia accorto di Torino: in questi giorni girano qua e là tra i torinesi mail stupite piene di link che segnalano che il giornale XYZ di Vattelapesca (mettete voi il titolo e la località straniera che preferite, es "La sentinella del Congo Belga") ha fatto un articolo di 2 pagine su Torino e parla dei gianduiotti, ecc.
Cioè a noi prende l’ansia se scopriamo che la NBC fa uno special sulla città di Torino. Roba che ti viene voglia di ramazzare il balcone e riverniciarne le ringhiere, che si sa mai che passi una troupe estera e non si vuole fare brutta figura.
Perfino noi tifosi del Toro siamo presi da questra frenesia da spotlight olimpico: nel raccontare il cuore sportivo della città, i giornalisti stranieri (che non sono pennivendoli al soldo di Moggi) hanno scoperto la gloria e la tragedia del Grande Torino e ne hanno fatto articoli splendidi e commossi (uno bellissimo è comparso pochi giorni fa sull’Herald Tribune), tralasciando l’altra squadra, quella che non si chiama come questa città.
In ogni caso siamo turbati principalmente da un fatto: da un lato ci inquieta tutta questa attenzione mediatica, che francamente fa un po’ paura. Dall’altro siamo più che convinti che ce la meritiamo, che siamo una città splendida e che tutta questa attenzione turistica per la "triade del giapponese" Venezia-Firenze-Roma è sempre stata frutto di un equivoco. Ora ci siamo sulla mappa pure noi e abbiamo l’immodestia (assolutamente giusta) di considerarci una tappa obbligata.
I TURISTI, I VISITATORI E I VIAGGIATORI
Torino e turismo condividono il numero di sillabe e una vaga assonanza. E niente più. Questo è perché noi torinesi non siamo culturalmente ospitali. Non è che siamo stronzi. E’ solo che diamo confidenza piano piano, senza atteggiamenti da faccia di bronzo come i gondolieri a Venezia.
Insomma, Torino non è una città turistica, nel senso propriamente detto. I motivi sono mille e sintetizzando li riduco a due, per di più tagliati con l’accetta: Primo: abbiamo cose bellissime in città, ma sono un po’ nascoste e ben poco "in your face", contrariamente al Colosseo o alla Torre di Pisa. Si dice che Torino sia come quelle tipe che portano gli occhiali e devi accorgerti un po’ che sono bellissime. O come disse un ragazzo tossicofilo che una notte chiamò in radio: "Torino ti sale piano".
Secondo: non abbiamo la cultura turistica, quella della semplificazione, del turista blandito, le pacchianate come il calesse, i ristoranti con menù turistico, le facilities "una botta e via".
Ha senso dire – secondo me – che Torino è una città perfetta per i visitatori (cioè chi va in un luogo e ci resta un po’, e le Olimpiadi tra una balla e l’altra fanno sì che la gente resti in città almeno 2 settimane) e straordinaria per i viaggiatori, che si fermano a capire lo "spirito" di un luogo.
Insomma, il turista da viaggio organizzato, con la macchina fotografica, il cappellino e i pantaloncini bianchi, intruppato in un pullman qui non si troverà mai bene. Quelli mandiamoli a Venezia a farsi spennare, tra una pacchianeria d’epoca e l’altra.
In compenso teste non da poco come Goethe, Nietzsche e Le Corbusier (che definì Torino la città con la migliore posizione naturale al mondo [le manca giusto il mare, aggiungerei io]), che ebbero la fortuna di stare qui un bel po’ (Nietzsche fin troppo…), scrissero cose eccelse sulla città e ne rimasero straordinariamente colpiti. Ma non subito.
Ecco, forse dovremmo adottarlo come categoria interpretativa, anzi una versione contemporanea della cultura "bogianen": a Torino vige la filosofia del "ma non subito", un po’ in tutto. In primis nello scoprire che ti piace da impazzire (vedi Nietzsche, appunto).
Personalmente a me capitò così col primo album dei Portishead: ci misi quasi una settimana a capire che era geniale. E le cose che ti "salgono" piano finiscono per piacerti molto di più delle esperienze effimere.
LA METROPOLITANA
Sopno circa 70 anni che Torino attendeva la metropolitana. Non ho sbagliato le date. Pochi sanno che Mussolini stava per far costruire la metropolitana (anzi, la ferrovia sotterranea) sotto la neo-sventrata Via Roma. Il parcheggio sotterraneo che segue perfettamente via Roma da Piazza Carlo Felice in giù verso Palazzo Reale non è altro che la galleria che fu scavata allora, proprio con quello scopo.
Poi non se ne fece niente. Misteriosamente gli scavi si fermarono prima di Palazzo Madama (si vocifera che i Savoia avessero fatto di tutto affinché non si scavasse sotto i loro palazzi in cui – si rivocifera tra chi crede alle cose paraesoteriche – pare si celi una delle tre grotte alchemiche della città).
Il resto della storia lo sanno tutti: progetti approvati e scavi che non iniziano mai, una giunta rossa che affossa il progetto metropolitana e lo sostituisce con la "metropolitana leggera" (cioè tram giganti che deragliano e che viaggiano su corsie semi-preferenziali) e poi, dopo anni di noia, la caparbietà del duo Castellani-Chiamparino e la Metrò che si materializza, per di più a pochi isolati da casa mia.
Di nuovo, venite a Torino e guardateci: per 2 o 3 anni avremo la faccia incredula. Non ce la saremmo mai aspettata, ormai eravamo allo scetticismo cosmico. Ogni giorno percorro (in macchina, ovviamente) un pezzo di percorso della metro e vedo gente sempre più basita di fronte ai cartelli con la "M". Io stesso qualche giorno fa ho seguito tutto Corso Francia e ad ogni cartello dicevo al passeggero "guarda, la metropolitana". A metà percorso, esasperato, ha minacciato di vulcanizzarmi la lingua col kit di riparazione forature della Smart.
E in ogni caso nell’esperienza-metropolitana c’è tutto il torinesismo: ci si avvicina alle scale mobili che portano alle stazioni ipogee e ci si attendono code tremende, visti i capannelli di gente.
Invece no: stanno tutti lì vicino (in gran parte umarell over 65) e guardano giù dalla scala mobile, titubanti se "buttarsi" o meno. Se vi viene in mente Esterina di Falsetto, avete capito il torinese, cioè "la razza di chi rimane a terra".
[piccola parentesi off-topic; per qualche strano motivo "Falsetto" di Montale e "Una giornata al mare" di Giorgio Conte – anche se cantata da Paolo – mi ispirano immagini simili, con il poetà vestito "da città" perplesso di fronte ai bagnanti]
In ogni caso prima o poi ci tufferemo: per ora ci teniamo in zona, ci dimostriamo vagamente interessati, buttiamo giù dalla scala mobile quelle occhiate perplesse che solo qui riusciamo a fare (le stesse per cui quando il secondo giorno la metro si è fermata per un inceppamento di gioventù mezza città ha esclamato quasi compiaciuta "lo sapevo!") e poi – ma non subito (arieccolo) – inizieremo ad usarla come se fosse sempre stata lì.
D’altronde la città si è dotata da qualche anno di uno splendido passante ferroviario comodissimo e i torinesi continuano a guidare come se non esistesse, aggirando un trincerone ferroviario che ora è un corso a 8 corsie, con tanto di igloo di Mario Merz al fondo.
Che ci volete fare: è dai tempi di Carlo Alberto che Torino è il motore del cambiamento in Italia. Ed è una vita che fa nascere le idee, le pratiche, le persone e le "cose" che lanciano il cambiamento e l’innovazione (non vi faccio l’elenco completo perché tanto lo sanno tutti: la moda, il telefono, la radio, la Tv, la cultura operaia, il calcio, ecc.) e rigorosamente le esporta, facendo di tutto per applicarle in loco il meno possibile.
ADDIO CONTROVIALI
Sembra una cavolata, ma da 3 o 4 anni a Torino ci siamo lentamente abituati a far scorrere il traffico nei controviali. Fortunatamente siamo una città che – grazie alla sua conformazione urbanistica – praticamente non ha traffico apprezzabile (e anche quando raramente c’è, non è nemmeno lontanamente comparabile con una giornata media a Roma o Milano: un pregio della città ortogonale dechirichiana di stampo romano e dei boulevards napoleonici).
Il fatto è che per anni i viali centrali delle principali arterie del traffico torinese (su tutti, Corso Francia e Corso Vittorio Emanuele II) sono stati chiusi da cantieri perenni, causa metropolitana. E noi ci siamo abituati ai controviali, a quel pizzico di coda in più, ad agire in spazi ristretti, ecc.
E poi da 3 giorni hanno ri-aperto tutti i viali centrali e non ci capiamo più nulla. Ormai la città si era tarata su tempi e percorsi diversi, con strade alternative, parallele poco trafficate e altre strategie automobilistiche che inesorabilmente si rivelano perdenti.
E da buoni abitudinari non ci adattiamo alla novità e perdiamo completamente il senso del tempo: insomma, dobbiamo ritarare i cronometri, ora che i corsi sono di nuovo corsi e non mulattiere.
Oggi stesso, mentre andavo a prendere un amico in centro, ho calcolato un tempo di percorrenza di circa mezz’ora. E in sette minuti esatti – grazie ai ritrovati viali centrali – ho raggiunto la mia meta, incredulo.
E mi sono pure accorto che nei viali centrali dei corsi prima chiusi eravamo veramente in pochi: la gente ancora si accodava nei controviali. Insomma, li hanno aperti fisicamente, ma dobbiamo ancora conquistarli mentalmente: per ora gran parte degli automobilisti mi sembra presa ancora dai percorsi marginali usati fino a 72 ore fa. Io intanto approfitto della pacchia e faccio casa-centro e centro-casa in un quarto d’ora scarso, il tutto in un sabato olimpico in orario di punta e post-partita. E scusate se mi bullo delle performance.
IL RIPPLE EFFECT DELLE OLIMPIADI
Questa sera ho partecipato al primo – e conoscendo il mio groove mondano probabilmente anche l’ultimo – appuntamento para-olimpico. Cioè l’inaugurazione di una struttura in pieno centro chiamata Piemonte Clubbing, in cui si esibiscono quotidianamente fior di dj e intanto si mangia e beve gratis a spese di qualche ente pubblico (credo la Regione).
L’evento di per sè era ottimo: la struttura temporanea bellissima e ricavata all’interno di un cortile in pieno centro, il sound-system che funzionava perfettamente, con un’acustica ottima, un signor dj (Alessio Bertallot) che non pompa techno a 170 BPM ma mette quella para-black che fa ballare le donne, Gattinara e Barbera a volontà e gente presa bene. Insomma, un bel posto e una bella organizzazione, tanto di cappello.
Come sempre nella mischia si distingue il torinese doc, ancora a bocca aperta per la sorpresa (ormai è una paresi), che ovviamente si fa inquietare da tutto (personalmente ho avuto mentalmente da questionare sul metal detector all’ingresso e sul corridoio rivestito di stoffa (ho subito chiesto se era ignifuga, chissà poi perché) e riesce ad entrare nello spirito della festa giusto un’oretta prima che si concluda.
E ovviamente il turbinio olimpico fa sì che si mescoli di tutto, per cui nella stessa festa si trovavano il tamarrone col cappellino correggi-statura, professionisti del nightclubbing più o meno noti, viveur di razza e – assolutamente non trattati da "gente famosa" – dj radiofonici del calibro di Flavia Cercato (a proposito: mooolto meglio dal vivo che in video) e Giorgio Lauro (più un terzo che poteva essere Ardemagni, ma sono miope).
In verità la psicologia collettiva mi sembrava che vertesse su un unico pensiero: capire "chi c’è", orientarsi, prendere le misure alla cosa.
Cautela, insomma.
Anche se origliando un po’ i discorsi della gente mi sono accorto che più di un maschio era lì per addocchiare (e poi chissà) la vera chimera di queste Olimpiadi: le atlete.
Tirati su a Drive-in, cartoni animati giapponesi e film porno in VHS, i giovani d’oggi vivono nella convinzione o nella speranza di riuscire a migliorare le proprie misere sorti sessuali grazie all’evento olimpico. Il sogno ovviamente è quello di impalmare la sciatrice finlandese di turno, o l’esperta norvegese di curling o chissà che cosa.
Insomma, il maschio italiano è tornato a sognare le nordiche, che ovviamente come tutte le atlete a) vivono intruppate e isolate nei villaggi olimpici b) fanno di tutto per stare per i cavoli loro, che devono pensare allo sport c) sono abituate da una vita ad allenarsi e dormire e poco più, quindi fanno ben poca vita notturna, anzi tutte a letto alle 9! d) se proprio devono accoppiarsi, tra gli atleti hanno fior di maschi tonici e vigorosi tra cui scegliere e) in ogni caso non bevono alcoolici e senza questi addio chances.
Insomma, qualcuno è ancora convinto di comprarsi le polacche con un paio di collant e un mazzetto di matite. Siamo fermi a Verdone, ecco.
Ovviamente le atlete-valchirie non si sono manifestate in alcun modo e il maschio italiano medio è tornato miseramente a casa con una speranza "ora sono ad inizio Olimpiadi, sono tutte tese perché tra un po’ gareggiano; tempo una settimana metà di loro sarà libera da impegni sportivi e potrà dedicarsi ad un po’ di divertimento: ritirata strategica, attaccheremo in primavera". Con questa tattica più di 60 anni fa ci siamo letteralmente ritirati con ignominia dalla campagna di Russia. Ma d’altronde è noto che l’Italia su certe cose è esattamente a metà tra Nashville (nel senso di Altman) e Caporetto.
In verità ci andrebbe un intero blog per raccontare la ridda di fantasie erotiche che si sentono in giro sulla questione olimpica. Girano già le prime leggende metropolitane – evinte da qualche Porky’s, si direbbe – a base di atlete spiate mentre fanno la doccia tutte insieme in chissà quale villaggio olimpico (manco fosse un campeggio jugoslavo negli anni Settanta, con le docce collettive), oppure fortunati idraulici manutentori "catturati" dal team femminile xxxese (scegliete voi la nazione) di zzz (scegliete voi lo sport) mentre erano lì a stringere il classico tubo che perde sotto al lavandino. Insomma, fantasie sessuali e leggende metropolitane a metà tra Alvaro Vitali e il più trito dei cliché porno.
Il fatto è che arriviamo tesi e forse impreparati al primo esame di europeismo e cosmopolitismo applicato. Di sicuro ci arriviamo con una preparazione discontinua da allievo ad allievo: ho visto gente insospettabile piazzarsi di fronte a turisti con l’aria smarrita e tirare fuori un incredibile (a Torino) "May I help you?" e altri – sempre meno – fare la solita faccia che dice "Ma perché proprio qui?".
Fosse per me – sposando la linea di Gramellini – terrei a Torino le Olimpiadi permanenti, ma non nel senso dell’evento sportivo, per cui non me ne può fottere di meno, ma intese come dinamismo, eventi, cose nuove, voglia di girare e di scoprire la città (ignota soprattutto ai suoi stessi abitanti), sensazione di qualcosa di spumeggiante nell’aria, facce nuove, gente che viene e che va, vento di opportunità, di diversità, di condivisione e confronto. Lo so che suona un po’ paradossale, ma dovremmo trasformarci un po’ in un porto di mare o direttamente in una sorta di ossimorica "Tangeri ordinata".
L’ansia ovviamente è che finisca tutto tra 15 giorni, con le Paralimpiadi subito dopo a fare da postfazione. E poi il silenzio assoluto. Se non ho capito male le intenzioni di tutti, l’idea è quella di capitalizzare questi quindici giorni olimpicamente felici (e ricordiamo che la "felicità esibita" da queste parti è considerata vagamente sconveniente, come un vestito troppo sgargiante) e approfittare del motore-Olimpiadi per andare avanti. Capiremo anche verso cosa. Ma non subito.
Che cosa interessante c’e in questo blog?
Per chi ama Torino da sempre, anche alle 3 di notte “dechirichiane” di un martedí invernale (bei tempi dell’universitá)… fa un piacere indescrivibile leggere qui in Germania che ci definiscano – ossimoricamente – come i “prussiani” d’Italia per le nostre capacitá organizzative e la nostra riservatezza piemuntéis
Ho letto solo oggi per puro caso questo post, e rispecchia completamente le mie sensazioni di torinese turista a casa propria… Speriamo che duri!
da Torinese – ora Milanese da circa 12 anni – mi complimento per chi ha scritto questo post !! e per Piazza Rivoli.. Che bella !! Ci torno a Torino e in questi anni e’ fiorita!! Torino che per me esprime la sua poesia se attraversi in una serata invernale di pioggierellina fina piazza Vittorio illuminata..
Davvero l’amico di Enrico G. ha riportato questo commento negativo sull’organizzazione? Qui a Torino sembra tutto organizzato benissimo… ma sembra solo, forse.
Ai torinesi resterà la voglia di avere una città attiva anche dopo la fine delle olimpiadi.
La cocacola ci guadagna sempre anche senza olimipiadi, che davvero sembrano la festa degli sposnsor più che dello sport, ma credo che la città ne abbia tratto giovamento, e così l’orgoglio dei suoi cittadini…
Un mio caro amico è appena tornato da Torino, dove ha prestato la sua collaboazione come volontario al villaggio olimpico.
A parte il suo divertimento, e l’esperienza di condivisione con altri molti volontari, mi ha presentato la situazione come una babele. Confusione e disorganizzazione. Malcontento degli addetti ai lavori e degli atleti.
E allora mi domando, ma a chi ha fatto bene questa Olimpiade? A noi? a quale nostra immagine?
ha aiutato i profitti dell Coca-Cola?
O i nostri?
E cosa ci ha guadagnato il cittadino Torinese?
Complimenti! Un bellissimo post. Raccontare le città è come riprendere primi piani e campi lunghi in un continuo alternarsi di immagini concatenate.
Sono le persone che fanno i luoghi e Torino non sarebbe la stessa senza gli occhi delle persone che la vedono e la vivono, e – come te – che la raccontano.
Complimenti, bellisiimo post (articolo?) mi ha emozionato, condivido tutto, soprattutto lo stupore di noi bogianen…
per dovere di cronaca, anche la comunità gay torinese 8 o meglio la piccola comuità che conosco io) è elettrizzata per gli atleti e fioccano le leggende metropolitane, il sogno è vedere se verranno al centralino il venerdì sera!!! complimenti ancora, ciao!
sono un torinese che ha lasciato la citta’ nel 1985 per studio e poi lavoro. Sono molto felice della trasformazione e pieno di belle speranze che un giorno possa ritornare (professionalmente parlando)
ciarea
PS ma quali sono tutte queste multinazionali che vendono armi che sponsorizzano le Olimpiadi di Torino?
al contrario di quanto scrivi, i Savoia sono ancora ben visti da molti italiani, ed in particolare a torino, dove le cose belle che ci sono le dobbiamo ai Savoia.
A qualcuno può dar fastidio, ma è la verità.
ciao
in onore di Casa Savoia, da queste parti, possiamo al massimo preparare una bella ghigliottina… 🙂
Viva Bresci!
è bello lo spirito olimpico. così come vedersi la propria città trasformata in pochi giorni.
però, a me è venuto da soffermarmi sulla spesa, i costi di mantenimento, la non-occupazione creata ed il fatto che dietro ci sono sempre le solite multinazionali che vendono armi, disastri ecologici alle spalle e tanto altro.
mi chiedo sempre se non sia possibile coniugare più aspetti insieme e non avanzare e progredire da un lato per retrocedere dall’altro.
c’è gente preoccupata di quello che resterà dopo la chiusura dei giochi; soldi per mantenere le strutture non ce ne sono a sufficenza, impatto ambientale devastante o quasi assente, operai assunti a nero, sottopagati, ecc.ecc.ecc.
una riflessione non per sminuire l’evento, nè tanto meno per ridimensionarlo; solo una ricerca di “normalità”
…pare che i parigini abbiano cominciato a chiamare la loro città “La grande Turin” 😉
ciao a tutti,
volevo annunciare che nel mio sito ho realizzato delle “google maps” sull’Italia, ed in particolare alcune sulla città di Torino.
Ho usato l’interfaccia API e la mappa geografica/stradale ad alta risoluzione rilasciata da “Local Google”, ed ho creato una mappa dedicata alle Olimpiadi, una alla Metropolitana ed un’altra ai palazzi/monumenti più significativi, tra i quali spiccano quelli in onore di Casa Savoia.
Visitateli, e lasciate i vostri commenti.
ciao
http://www.new-media.it/blog/
Complimenti, veramente interessante. Tra l’altro siete stati fortunati: noi a Roma stiamo ancora pagando i disastri fatti per Italia ’90: stazioni della metropolitana fantasma (a Roma, forse si ignora, la metropolitana – di fatto – NON ESISTE); stadi inagibili perché costruiti frettolosamente, collegamenti agli impianti sportivi del tutto inutilizzabili.
Insomma, ragazzi miei, godetevela!
[Ste]
Concordo sul fatto che questo sia il più bel post su Torino che abbia mai letto da un bel po’ di tempo!! Grande che trovi il tempo per essere così logorroico, anche se questo tempo viene sottratto alla mogliera……… (ma è un problema comune mi sa)
E io l’avevo detto cha bastava aspettare… ma Voi sempre a lamentarVi !!!
Urza: sta sveglio fino a tardi con la scusa che deve lavorare tanto e poi in verità gioca al Nintendo DS e scrive sul blog. 😀
beh, saresti da linkare minimo su stampaweb o sul portale http://www.torino2006.org. ma dove lo trovi il tempo per post così lunghi? 😉
comunque da torinese mi dico piuttosto soddisfatto!
Sono davvero commosso nel leggere questo tuo entusiasmante viaggio nell’anima dei torinesi. Amo la mia città, ne amo le contraddizioni e le follie, e la amo da prima che qualcuno decidesse che doveva diventare un sito olimpico… perchè Torino è sempre stata bella…ma timida!!! Così almeno nel nostro immaginario collettivo… Ma c’è sempre stata, e se questa è l’occasione per ricordare alla galassia che ci siamo…. be… ECCOCI!
…tornero’ nella mia città il prossimo week end che da anni ho sempre e solo visto di sfuggita in qualche cantiere super blindato…..temo per il cuoriccino!!!! intanto per torino in the world (e nella musica)vi segnalo http://www.piemontefeel.it/IT/Tool/News/Single/view_html?id_news=631
suzuki, che dire, sottoscrivo in pieno. anche perchè è una settimana che nel nostro blog i post sono tutti di questo tenore, siamo diventate monotematiche. e ci siamo addirittura spinte a postare delle foto, fenomeno paranormale per le nostre inconsapevoli capacità tecniche. ma è proprio la voglia, da torinesi orgogliose quali siamo, di far vedere a tutti com’è bella la città, come siamo stati bravi, accidenti!
ehi, ma lo sai che c’ero anche io a piemonte clubbing sabato sera? carino, no? trovato assolutamente per caso… sì, è della regione.
Torino non è solo olimpiadi: quest’anni ci saranno le olimpiadi degli scacchi ed Eurovespa, il raduno europeo dei vespisti.
insomma, adesso, dire che Torino ha la metro è un po’ impegnativo.
Diciamo che ha una struttura che, se funzionasse, ecco, sì, potrebbe arrivare ad essere qualcosa di simile alla metro.
ti invito a dare una occhiata a questo post:
http://www.toronews.net/forum/viewtopic.php?t=118417&start=40
e magari aggiungere qualche tua info.
cheerz
M.
Non posso che ripetere: uno dei migliori post su Torino (che, confesso, sto cominciando ad apprezzare pure io solo da poco, troppo poco) e sulle olimpiadi che sia finora riuscito a leggere. Complimenti.
il post dei post…
Olimpiadi o no Torino è sempre stupenda…
Mezzanotte e mezza di sabato sera: via garibaldi piena di gente come sabato pomeriggio… peccato fossero tutti andare a vedere Bocelli…
Mi sembra di essere in vacanza!
Stai sbagliando. Mi stai facendo venir voglia di venire lassù.
Stai seriamente sbagliando! 😛
Non ci sono mai stato a Torino. Leggendo questo articolo mi è venuto voglia a venirci a fare un giro. Magari dopo le Olimpiadi. Sicuramente l’articolo più bello che ho letto su Torino e dulle Olimpiadi fino adesso. Complimenti.
1.
“Se non siete di Torino, fate un giro in città e – nel marasma di gente – divertitevi a scovare i torinesi veri. Siamo quelli che girano con la bocca semiaperta, increduli e un po’ imbambolati.
”
Scusa perchè normalmente a Torino ci sono i Torinesi veri? 🙂
2.
A proposito di fantasie…non hai idea di quello che si vede dentro il villaggio di Sestriere. Peccato che quelle non sono delle donne, sono dei marziani. Arrivo alle 7 di mattina all’ingresso del villaggio e me le vedo tornare dall’allenamento fatto a -20° a 2000 m d’altezza.
Calcola che ieri sono andato al pronto perchè non mi sentivo molto bene, non riuscivo a respirare. Il dottore mi ha detto:”dovresti fare più vacanze in montagna. Non sei abituato a quest’altezza”. Cavolo, manco mi fossi messo a correre su e giù per le montagne!
E poi guardo queste atlete e rimango basito, secondo me non sono vere. E poi che fisici hanno!?!? per non parlare delle moltitudini di biondazze che arrivano in biglietteria a chiedermi informazioni…mi parlano in inglese. Le guardo allibito…poi mi rendo conto che gli devo pur dare una risposta ma non ho capito una mazza perchè ero troppo impegnato ad osservare la bellezza nordica … risultato? Per fare due biglietti ci metto 30 minuti. (caso contrario quando arrivano i giamaicani. 2 minuti e via!)
Comunque quando il circo smonterà le tende, credo proprio che la sensazione sarà quella di un sogno ad occhi aperti, un immersione in un mondo non vero, fittizzio, che ad un certo punto finisce e…tutto come prima. A lavoro, a scuola, al bicerin, questa volta però, con la metro.
Non vedo l’ora di tornar giù.
complimenti…
io sono un torinese ORGOGLIOSO e FIERO della sua città, e leggere ciò che hai scritto mi riempe di felicità…bel pezzo, complimenti!
Uno degli articoli più belli su Torino (e le Olimpiadi) che abbia letto nelle ultime settimane, complimenti!
Ho avuto la fortuna di visitare Torino qualche anno fa, in luglio, e ne sono rimasto innamorato.
Complice una bella ragazza (e cara amica) che mi ha fatto da guida, ho potuto vedere in tre giorni almeno qualcuno dei “posti belli” di TO, comprese le colline intorno alla citta.
Per me, quindi, che Torino fosse una bellissima citta era una cosa già nota e assolutamente non inaspettata.
Mi meraviglia solo che le persone se ne accorgano solo ora… 🙂
corso Francia senza gimcana…ero quasi emozionata : )
Occhebbello. Adesso magari metteranno anche un Eurostar o due, così per arrivarci, a Torino, magari non ci si mettono più quelle sette-otto ore di Intercity… sperèm!
Come torinese all’estero, provo un misto di immenso orgoglio, fortissima gelosia per la mia città, che ho sempre considerato – a torto, lo so, ma la gelosia é una brutta bestia – un tesoro come quello classico dei pirati, preziosissimo e da tenere nascosto – e una gioia incontrollabile: non vedo l’ora che sia giovedi per essere a casa, e di accogliere con un sorrisetto e un ‘a va?’ i commenti dei colleghi alla riunione di domattina (sogghigna malvagia)
Buona domenica!