Ecco il momento di un ennesimo Podcast, questa volta dedicato alle colonne sonore "traditrici".
Mi spiego meglio: il fine di un regista è – come per tutti i produttori di arte o wannabe-arte – farsi ricordare nel tempo, lasciare il segno con il suo stile, rendersi inconfondibile e quando schiatta beccarsi una bella retrospettiva notturna su Rai 3.
Esistono, tuttavia, centinaia di film che "suonano" meglio di ciò che mostrano: film in cui la colonna sonora è decisamente più coraggiosa, intelligente, artisticamente degna e memorabile delle pellicole che accompagna.
Ultimamente va molto di moda fare film brutti con ottime colonne sonore (uno su tutti: Vanilla Sky), ma un po’ di tempo fa era più raro e anzi il mondo è pieno di pellicole medie/buone/buonissime con colonne sonore in ogni caso superiori come valore artistico.
Insomma, se ci sono film che guardate solo o prevalentemente per ascoltarne la musica, ecco che siete in presenza di pellicole con una colonna sonora "traditrice".
Nel Podcast trovate (incollate una dietro l’altra: non aspettatevi che le mixi!) un po’ di brani da colonne sonore ottime/mitiche/strepitose di film che spaziano dall’inverecondo all’ottimo.
Ecco una scaletta, con un po’ di commenti sui film:
da 0 a 5:18 – Miles Davis – Nuit Sur Les Champs-Elysées – tratto da Ascensore per il patibolo di Louis Malle – 1958
Ecco un caso di accoppiata strepitosa. Il film è a modo suo un classico: un noir alla rovescia, in cui il protagonista è fermo e la ruota degli eventi gira intorno a lui, finendo per fargliela pagare. Incredibilmente è un film quasi d’azione. Continuo a considerare una delle mie 10 scene preferite di tutto il Cinema la passeggiata alienata di Jeanne Moreau tra i locali alla ricerca del suo amato chiuso nell’ascensore, alle prese con una Parigi che è ancora ferma agli anni Cinquanta ma qua e là profuma di assenzio, brulica di esistenzialismo e di ’68 che verrà (9 anni dopo, ma verrà).
La colonna sonora è di un certo Miles Davis, all’epoca nella sua fase in assoluto più groovy ed ispirata. Il film "suona" almeno 15 anni più avanti. Devo dire grazie a Rocco Pandiani, che a 20 anni mi ha consigliato questa colonna sonora, traviandomi per gli anni a venire.
da 5:19 a 7:18 – Lalo Schifrin – Theme from Bullitt – tratto da Bullitt – 1968
Sarò franco: il film per me non è niente di speciale, ma forse sono io che non amo i film polizieschi. Fatto sta che Bullitt è un classico per la celeberrima scena dell’inseguimento automobilistico in giro per San Francisco, tra Ford Mustang e Dodge Charger. Di fatto è il film di Steve McQueen per antonomasia.
In compenso il suo tema è un classico: un sinonimo di colonna sonora funky (decisamente più funky del film), suadente ma aggressiva al momento giusto. Non la suono mai sull’autoradio perché fa induscutibilmente accelerare a manetta. Sappiatelo.
da 7:19 a 8:59 – Elvis Presley – A Little Less Conversation – tratto da Ocean’s Eleven – 2001
Ecco un caso – ma il discorso vale anche per Ocean’s Twelve, di cui parlo dopo – di film "carino", remake di un film carino di 40 anni prima, con fior di attori, un ottimo ritmo, un’accoppiata regista-protagonista-responsabile della colonna sonora già rodatissima (Soderbergh, Clooney, David Holmes), ma non esattamente una pietra miliare.
In compenso la colonna sonora è del genere strepitoso, ma si sa che per David Holmes ho una passione ultradecennale dai tempi in cui faceva il dj techno. Fatto sta che Holmes per ogni film si chiude in archivio, "scava" tra i reperti fino a quando tira fuori gemme del passato più o meno note.
In questo caso ha ripescato un brano minore di Elvis (che manco i fan ricordavano), decisamente bello, col testo cazzone e con una struttura ideale per essere trasformato in un tema ricorsivo in un film. Tristemente è stato remixato da JXL (anche tecnicamente bene, a essere sinceri) e trasformato in un tormentone straccia-balle poco dopo l’uscita del film.
da 9:00 a 13:27 – Ornella Vanoni – L’appuntamento – tratto da Ocean’s Twelve – 2004
Passano 3 anni ma non cambia molto: stesso film (un po’ meno ispirato), stessi attori, stesso dj responsabile della colonna sonora, cioè quel genio di David Holmes. Il tema portante, questa volta, non è un brano dimenticato di Elvis, ma nientemeno che un pezzo della Vanoni, che qui è ancora qualcuno, ma nel resto del mondo è una perfetta sconosciuta.
Tra lo strappacuore, lo strappalacrime e lo stracciamutande, "L’appuntamento" è uno dei brani più leggermente disperati (nel senso che suona leggero) degli ultimi decenni, col ritornello più drammatico dopo "Dite a Laura che l’amo". Grazie al cielo ha perso vis drammatica da quando Stefano Nosei si è messo a cantarlo come "Amore fai il pesto o non resisto…". In ogni caso un’altra grande colonna sonora per un film così così.
Spero vivamente non facciano Ocean’s Thirteen.
da 13:28 a 16:00 – Yardbirds – For Your Love – da Paura e delirio a Las Vegas – 1998
Un altro film che non è esattamente il mio genere, pur essendo un ammiratore di Terry Gilliam. Fatto sta che l’epopea tossicofila e alienata di Hunter Thompson, tra alcool, sostanze psicotrope, corse in macchina e follia di base è una celebrazione dello sfascio "interno" dell’America dei baby-boomers che ha un suo fascino malato. Molto anni Settanta.
Detto questo, Paura e disgusto a Las Vegas (perché così sarebbe dovuto essere tradotto il titolo originale…) ha una colonna sonora di tutto rispetto, ben più psichedelica e ispirata del film. Su tutto spicca – ovviamente – "For Your Love" degli Yardbirds, che non a caso è uno dei brani più coverizzati dell’universo (l’ha rifatto chiunque, da Pino Daniele a Dj Hell, ma ne esiste un’ottima versione disco, una cover di Joe Jackson e altre tremila variazioni che un giorno inserirò in un Podcast monomaniaco in grado di annoiare perfino uno stilita).
da 16:01 a 18:22 – 13th Floor Elevators – You’re Gonna Miss Me – da Alta Fedeltà – 2000
Beh, qui è facile che la colonna sonora prenda il sopravvento sul film, visto che parliamo della pellicola tratta da uno dei libri più rock-oriented della letteratura contemporanea. Come potrebbe essere altrimenti in un libro/film in cui il protagonista e i suoi amici sono degli sfigatissimi appassionati di musica (e solo Hornby avesse letto il fumetto sui mutandati…) che lavorano in un negozio di dischi?
Fatto sta che il film non è esattamente all’altezza del libro, per ovvie ragioni di banalizzazione commerciale, ma si fa guardare, è carino e ha 2 o 3 scene culto (tra cui la mia preferita: quella con la Beta Band protagonista).
Di sicuro Alta fedeltà inizia da dio: per un mollato (e il protagonista lo è, fresco fresco) non c’è niente di meglio che ascoltarsi "You’re Gonna Miss Me" dei 13th Floor Elevators, che trasuda scazzo, velocità e psichedelia aggressiva. In verità tutta la colonna sonora merita un (ri)ascolto, incluso Jack Black che alla fine canta "Let’s Get It On" (che nel libro era "Twist & Shout", ma fa lo stesso) e gigioneggia incredibilmente.
da 18:23 a 21:38 – Flamingos – I Only Have Eyes For You – da American Graffiti – 1973
Prima di fare porcherie, George Lucas era un signor regista e non a caso ha fatto uno dei film migliori sugli anni Sessanta (se la gioca con "Peggy Sue si è sposata") provinciali americani. L’archetipo per molti teen-movies.
Di fatto è uno street movie ambientato tutto in una notte, guidato dalla radio e dalle sue canzoni, che accompagnano l’ultima notte in città prima della partenza per il college (all’epoca il primo vero distacco dalla famiglia e forse il primo atto socialmente accettato come "maturo") di alcuni studenti, alle prese con le amarezze degli addii al passato, le prospettive future, lo scazzo provinciale, il sesso (poco, fatto male e faticato), le corse con le auto taroccate e la voglia di fare "tutto in una notte".
La colonna sonora è un gioiellino: tutti brani dell’epoca (il film è ambientato nel 1962), in gran parte "proibiti" dalle radio americane – cioè rhythm’n’blues, rock’n’roll primitivo e soul – trasmessi da Wolfman Jack (in Italia Lupo Solitario), misterioso dj-pirata oggetto di decine di leggende metropolitane.
Tra i brani che caratterizzano la colonna sonora ero indeciso se includere "Green Onions" di Booker T & The MG’s, che accompagna con uno stile incredibile il sorgere dell’alba prima della gara automobilistica finale, e "I Only Have Eyes For You" dei Flamingos. Alla fine ho scelto quest’ultimo perché è un po’ meno noto e – per quanto mi riguarda – è uno dei pezzi più notturni e eterei in assoluto, con una sua intima tensione che va al di là della melassa di facciata. Peccato per il ritornello, che rompe la magia. Non a caso nel film si ascolta di sfuggita, ricoperto dal suono dei grilli, mentre sfugge dagli speaker di un’automobile in piena notte (e il povero nerd della compagnia cerca di accoppiarsi nei prati con la sciroccata del paese).
Il pezzo è talmente bello che Eamon ci ha cantato sopra e ci ha fatto un suo brano che – spiace dirlo – non è affatto male.
da 21:39 a 24:15 – Dusty Springfield – Spooky – da Lock & Stock, pazzi scatenati – 1998
Guy Ritchie, oltre a dimostrare pessimo gusto nella scelta delle mogli, manifesta una scarsa propensione all’originalità e nel suo primo lungometraggio decide di tarantineggiare, spostando però l’azione a Londra.
Il risultato è il classico film di questi anni che francamente non mi intrattiene, non mi dice niente e a tratti mi fa ridacchiare. Un film in cui si contano i cadaveri e le secchiate di sangue. Boh a me tutto sto proliferare di gangster, pistole, storie "pulp" e regia leggera lascia indifferente. Capisco se lo fa Tarantino (che pure non considero il Messia), tirato su a pane, Margheriti e Fulci, ma le seconde scelte no…
Sorvolando sul film, che è di un’inutilità mostruosa ed è girato in modo noioso, la colonna sonora ha un suo perché. Su tutto spicca la scelta di "Spooky" cantata da Dusty Springfield, un brano indiscutibilmente sexy, vellutato e sottile, che si può perfino ballare un po’ stretti. Un classico da compilation da baccaglio, se siete tra coloro che ricorrono a questi sporchi trucchi (in tal caso vendo playlist collaudate a 10€ l’una… :-)).
da 24:16 a 26:17 – John Barry – Theme from Midnight Cowboy – da Un uomo da marciapiede – 1969
Ecco un caso di film che mi piace e che ha una colonna sonora che mi piace (ma di più). Pur essendo del 1969 Midnight Cowboy (questo il titolo originale: tutta un’altra cosa…) è un film degli anni Settanta in tutto e per tutto: c’è la scoperta e il degrado del corpo, c’è la società al di fuori degli stereotipi (insomma, il film è una parabola nera su un gigolo e un truffatore malato italoamericano che gli fa da pappone), c’è il sogno americano in frantumi e la gente che si accapiglia per qualche scheggia. E talvolta non ce la fa.
Per quanto mi riguarda Midnight Cowboy è bellissimo: malinconico, notturno, tutto neon, sporcizia e musica, con un finale che è contemporaneamente beffardo e bastardo.
La colonna sonora, anche in questo caso, è nota ai più. Fondamentalmente lo è per "Everybody’s Talking" cantata da Harry Nilsson, che a modo suo è un classico (magari adesso non proprio sulla breccia, ma insomma se non vi viene in mente e la sentite, scommetto che la conoscete). In verità io trovo che il film ceda lo scettro artistico alla colonna sonora grazie a nientemeno che John Barry, che riesce a tirare fuori uno dei movie-themes tuttora film più famosi al mondo e tristemente "western" (perfino Jennifer Lopez ha pensato di cannibalizzarlo…). Personalmente preferisco la versione più lenta e "trascinata" che ne ha fatto Percy Faith, ma qui andiamo sul sottile. Sappiate che Barry ne ha fatta anche una versione orchestrale pura, che è un classico da filodiffusione/sala d’attesa. Frequentate molto il dentista e vi capiterà di ascoltarla.
da 26:18 a 27: 41 – Ritchie Adams & Mark Barkan – Banana Splits Theme – da Banana Split – 1968
Ok, sono un balengo. Lo so che Banana Split (da noi la trasmissione perde la "s" finale) non era un film, ma una specie di contenitore pomeridiano per intrattenere i bambini in cui un manipolo di personaggi psichedelici (ma veramente tanto) presentavano dei cartoni così così (anche se a me I Gatti di Chattanooga piacevano molto).
Infatti metto il tema dei Banana Split – che era il gruppo di pupazzi che introduceva i cartoni – qui tra le colonne sonore artisticamente superiori ai film proprio per questo: i cartoni erano così così, ma il tema dei Banana Split è indimenticabile, è un cult e tuttora mi evoca immagini inquietanti di un elefante di pezza con gli occhiali da sole che si suona la proboscide come se fosse un sassofono e poco dopo guida una dune-buggy.
Alla fine i cartoni ce li siamo quasi dimenticati tutti, ma il tema no. E tra l’altro è un signor pezzo pop che si fa pure ballare alle feste. Insomma, spero lo strappo alla regola mi sia concesso.
da 27:42 fino alla fine – Orbital – Hackers Theme (che poi sarebbe "Halcyon" dal Brown Album) – da Hackers – 1995
Chiudiamo in bellezza con un film che mi lascia perplesso. Da un lato "Hackers" all’epoca fu per me una specie di mezzo mito. Dopo War Games di fatto era il primo film ad occuparsi della cultura hacker, di underground digitale e di nuove forme tecnologiche di azione al di fuori del "sistema" (ma non per forza contro).
Peccato che la realizzazione del film fosse una cialtronata pazzesca, coi soliti computer che fanno bip bip quando mostrano le cose sul video, scadenti rappresentazioni in 3D del cyberspazio, pessima resa in italiano dei dialoghi in gergo dei protagonisti (visto in inglese guadagna almeno 1 punto e mezzo in più in pagella).
Per gli onanisti, è anche il film in cui Angelina Jolie – all’epoca ventenne e non rifatta – compare desnuda in una scena di sesso abbastanza ridicola ma in ogni caso da cineteca. E per i trainspotters c’è pure l’attrice che fa la psicologa nei Soprano, praticamente irriconoscibile.
In compenso la colonna sonora potrebbe essere tranquillamente la compilation definitiva sull’elettronica britannica della prima metà degli anni Novanta. Vi basti sapere che nel film ci sono pezzi come "Cowgirl" degli Underworld, "Open Up" dei Leftfield, "Voodoo People" e "One Love" dei Prodigy, "Original Bedroom Rockers" di Kruder & Dorfmeister (ok, sono austriaci ma ci stanno bene lo stesso!), "Protection" dei Massive Attack, "Connected" degli Stereo MC’s e pure – come brano di apertura strepitoso (e da sempre uno dei pezzi elettronici che preferisco in assoluto) – "Halcyon" degli Orbital, in un’inedita versione di 5 minuti (ma nel Podcast metto la versione lunga).
Insomma, una colonna sonora che non lascia spazio ad equivoci: massacra artisticamente il film, lo fa sentire una schifezza (e non è così male: è solo un po’ ingenuo nel suo voler essere visivamente moderno a tutti i costi) ed esalta più l’udito che la vista, salvo che nelle suddette scene della Jolie.
A proposito del singolo di Elvis “A Little Less Conversation” ne ho sentita recentemente una cover in radio (lenta suonata con chiatarra e poco altro). Sapreste indicarmi chi la suona?
Grazie per l’aiuto.
spider: tifare per la Juve è come tenere per i cowboy, sappilo 🙂
Pippo: sì, è che su quel versante ho un sacco di cose in vinile, ma è un casino passarle sul Pc. 🙂
Alla fine John Barry in un modo o nell’altro l’ho messo. Ma fai conto che potrei fare un’intera secoda puntata con cose tipo “A view to a kill”.
Pietro: mi sa che non è la sola cosa che abbiamo in comune 🙂
fighissimo! ci piacciono le stesse colonne sonore! :-))
I Banana Split! Grazie Suz, ti voglio bene…:^)
Ma neanche un brano di Badalamenti o un “Bond’s theme”?!
…:D…mettiti nei miei panni e in quelli di Veltroni abbi pietà..
ciao suzuki
Spider: di Capello si sapeva. Berlusconi all’epoca gli ha addirittura regalato la cittadinanza di Campione d’Italia, che è un’enclave in cui si paga qualcosa tipo l’8% di tasse flat, cioè niente.
In ogni caso tutto torna: la Juve, Forza Italia, ecc. Le cose brutte si attraggono a vicenda.
Molto bello il podcast (questo e gli altri): non la solita musica, complimenti.
Suzuki ciao
Perdonami l’OT, ma so che l’argomento ti è caro
Si sono aggiunti due nomi alle tue liste di proscrizione
Uno è Andrea Pezzi
l’altro (sigh!) è Fabio Capello.E come granata a te la cosa non puo’ che fare piacere
ciao, buona settimana e scusami ancora.