Warner Brothers is preparing a major new Internet service that will let fans watch full episodes from more than 100 old television series. The service, called In2TV, will be free, supported by advertising, and will start early next year. More than 4,800 episodes will be made available online in the first year

Internet Service to Put Classic TV on Home Computer – New York Times

La notizia è succosa. La Warner Brothers prende 100 vecchie serie classiche e le mette a disposizione GRATIS all’utenza che desidera guardarle online (o scaricarle: non è chiaro ancora esattamente come avverrà la cosa).

Unico requisito, guardarsi 2 minuti di pubblicità ogni mezz’ora. Pubblicità non skippabile. Quindi presumo che il tutto sarà fruibile da un player sviluppato appositamente.

Il cast dei Jefferson!

Francamente la cosa mi piace molto. Altro che piccoli francobolli video marchiati Apple a 2 dollari l’uno! Qui si tratta di TV d’archivio trasmessa gratuitamente a fronte di un quarto della pubblicità normale.

Per i network è un business tutto in guadagno: hanno già i diritti di broadcasting delle vecchie serie (e se non li hanno, li rinnovano per 4 soldi), spendono un po’ per digitalizzare il tutto, sempre che non l’abbiano già fatto per ragioni d’archiviazione interna, e si ripagano la banda e i costi di set-up e gestione (magari guadagnando anche un bel po’) con la pubblicità, che è meno invasiva, meno presente e meno lunga di quella della TV normale.

Una classica win-win condition che sembra troppo bella per essere vera. In effetti in questo modo le reti televisive cavano soldi da cose che prendono polvere in archivio.
Gli studi sul marketing della Rete hanno dimostrato che i contenuti di nicchia, il materiale d’archivio, il non-mainstream, ecc. su Internet hanno un pubblico decisamente più ampio di quanto accada al di fuori della Rete (a proposito: leggete quanto scrive EmmeBi a proposito dell’articolo di Chris Anderson che ha messo in evidenza questo fenomeno), quindi mi sa che il nuovo servizio potrà tirare fuori profitti da quelli che finora erano considerati "fondi di magazzino" e che qui in Italia dimentichiamo o ricicliamo tristemente e male sulle reti satellitari . (mentre sul Digitale Terrestre no: ci ho giusto fatto un articolo qualche giorno fa e la fiction lì sopra non esiste: solo sport e news; che palle! Ma soprattutto, perché?)

Non so voi, ma io sono più che disposto a guardare 2 minuti di pubblicità (o ad alzarmi, aprire il frigo e versarmi da bere in 120 secondi) pur di guardare qualche serie televisiva che non avrei mai immaginato di rivedere. Il tutto senza subire un palinsesto, ma scaricando e guardando quando voglio la puntata che mi va.

Già mi immagino che cucino guardando di straforo una puntata di Arnold, di Giudice di notte o dei Jefferson o che faccio l’alba a guardare American Gothic, Magnum PI e Voci nella notte. Il tutto senza sobbarcarmi orari demenziali non voluti, videoregistrazioni di cose trasmesse all’alba su Italia 1 o traffico carbonaro di DVD di casa in casa.

Se poi questi signori della Warner Brothers sono così intelligenti da riuscire a rendere fruibile il loro servizio anche dai lettori video portatili (ovviamente non-Apple, visto che chi ha un iPod deve sottostare ad un modello di business in cui si paga per vedere una puntata), il gioco è fatto. Fossi la Creative o la Archos sarei già lì in riunione.

L’unica ansia – che si trasformerà in una triste realtà perché siamo nati per soffrire – è che sono pronto a scommettere che un servizio simile sarà disponibile solo negli Stati Uniti (almeno inizialmente), per il semplice fatto che non staranno a sprecare banda sul mercato internazionale se raccolgono pubblicità solo per il mercato interno.

7 comments

  1. Personalmente trovo inquietante l’atteggiamento tipo “io non guardo la Tv”.

    Come tutte le cose, se usata in modo intelligente la TV può essere ottima.

  2. sperare di avere, sperare di vedere.
    nel frattempo mi faccio un giro in bici, come sempre da un pò di anni a questa parte, invece che cedere alla tv.
    è lei che mi deve cercare, aspettare, quella maledetta quadrata.

  3. Sì, è ovvio che i due modelli di business (pay-per-download alla Apple e we-sell-you-to-the-advertisers per la WB) non sono altro che la riflessione online di quanto già accade nel mondo della TV originale.

    Il fatto è che la massificazione dei prodotti digitali avviene con modelli in cui la gente non “sgancia” soldi. Finora il modello pay-per-use/view/download non ha prodotto servizi particolarmente di massa. E in generale i servizi a pagamento puro hanno avuto successo in presenza di eventi transitori (il calcio, insomma).

    Ciò che contesto alla Apple è il prezzo – altissimo – per puntate digitalizzate con una risoluzione bassissima e per di più già trasmesse. Capisco costassero 40 centesimi l’una, ma 5 volte tanto è completamente fuori mercato.
    L’unico modo in cui possono tenere vivo questo business è cercando di rendere più difficile possibile agli utenti la digitalizzazione del video in DivX scaricato dalla Rete. Per ora ci stanno riuscendo. Purtroppo per gli utenti.

    Cioè, tradotto in termini pratici, ma chi è che si fa buggerare e paga 2 dollari una puntata già edita di Lost o Desperate Housewives che può aver già visto gratis sulla ABC o aver scaricato gratis da http://www.tvtorrent.info?

    L’idea di vendere alla “gente che non sa” contenuti trovabili altrove gratis fu alla base di Koinet, una “brillante” intuizione della Fiat durante la bolla della New Economy. Riuscirono a fallire in 6 mesi…

  4. La rai fa una cosa simile, ma offrendo i contenuti in maniera confusa. BBC si muove in quella direzione. Mi sembra molto lodevole ma è semplicemente quello verso cui si stanno muovendo tutti. Compresi i venditori di contenuti on-demand a pagamento, perché non si tratta di fenomeni o settori separati. Quelli gratuiti fanno da volano a quelli commerciali. Come appunto avviene su RaiClick e in diversi altri operatori.
    Quanto ad Apple ti sbagli come sempre. Primo l’offerta di Warner Bros non è gratuita: se ci mettono la pubblicità in qualche modo stai pagando, come Google e Berlusconi insegnano. Secondo non mi risulta che nell’infrastruttura Apple siano assenti contenuti non a pagamento: hanno integrato i podcast nel music/video store. Terzo ti fanno pagare poco le puntate di serial in prima visione, quindi l’iniziativa della Warner è assolutamente in linea se non ispirata dalle mosse di Apple.

    ciao

  5. Di, non è che per caso ti ritrovi ad avere Voci Notturne di Pupi Avati? L’ho registrato molti anni fa quando l’ha trasmesso la Rai, ma poi l’ho cancellato…una fiction gialla decisamente bella!

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