So long, Bob, and thanks for all the rock’n’roll.
Giusto perché ieri è morto Bo Diddley e sembra che se ne siano accorti in pochi.
E pensare che era uno che nel 1960 (cazzo, il 1960! qui in Italia c’era il governo Tambroni e in classifica la cosa più avanti era Percy Faith) suonava queste cose qui (Bo Diddley – Roadrunner, 1960), che sembrano avanti perfino oggi.
In certi casi bisognerebbe inchinarsi, ma anche dimenare il culo non guasta.
E il prossimo che si chiede da chi ha preso l’ispirazione Jon Spencer, beh deve solo premere play.
Purtroppo se ne sono accorti in pochi.
Ma a ben pensarci purtroppo per chi?
Per certi versi non saprei quanti avrebbero alzato la mano alla domanda: “chi è Bo Diddley”?
Lui è venuto prima di tutti. Prima del grande Boss, prima degli Stones, prima degli Who. E come sarà sicuramente per questi grandi, abbiamo saputo che Bo Diddley non c’era più, solamente all’ultimo. Ha sempre voluto essere presente e perfetto. Non si può essere perfetti una sera e l’altra solo a metà. A noi che l’abbiamo visto è importato che fosse perfetto quella sera lì. Non ci fregava nulla della sera prima o di quella dopo. E quello lui l’ha sempre saputo. Rendere memorabile una performance, questo è il compito di certi artisti. Il saper dare unicità a qualcosa che per loro è routine. Diddley è morto. Lunga vita a Diddley. Grazie per averlo ricordato.