Scena: interni di un noto megastore con “tutto per il campeggio”
– blogger torinese: buongiorno, ho teste’ comprato un ombrellone ma ho un problema per il quale avrei bisogno di un suo consiglio.
– titolare del megastore [sulla sessantina, non esattamente finnico]: mi dica pure
– blogger torinese: ecco, vede, il problema e’ che l’ombrellone spesso vola a terra: salvo che su spiagge sabbiose e’ difficile tenerlo fermo, soprattutto se c’e’ vento. E non vorrei portarmi in vacanza una di quelle basi di plastica da riempire d’acqua: sono scomodissime.
Esiste una soluzione leggera e portatile per tenere fermo l’ombrellone?
– titolare del megastore: ah ma certo! Ormai tutti usano il Kyoto!
– blogger torinese [preoccupato dalla sua ignoranza delle piu’ recenti tecnologie nipponiche per l’ombrellonistica del secondo millennio]: ah, grazie; mi puo; indicare dove trovarlo? [e intanto pensa ad “Alone in Kyoto” degli Air, nella versione della colonna sonora di “Lost in Translation”]
– titolare del megastore [preso da visioni meno poetiche e convinto di avere di fronte un picio tremendo]: ce l’ha praticamente sotto il naso, guardi li’
– blogger torinese [con lo sguardo perduto]: mi scusi, ma forse non sono molto aggiornato sulle tecnologie da campeggio e non so proprio come e’ fatto un Kyoto
– titolare del megastore [trasudante omofobia e disprezzo per queste fighette scansafatiche che passano il tempo sui libri e sul computer invece che occuparsi di sane cose pratiche come la meccanica pesante e il bricolage per soli uomini]: ma lei non lo ha mai piantato un Kyoto col martello? E come li tiene su i quadri a casa?
– blogger torinese [a cui e’ sovvenuto ora che esiste l’italiano biscardiano e che spesso bisogna tenerne conto]: ah, mi scusi, avevo capito male… Ecco, ne prendo uno [che poi e’ una specie di punta di ferro facile da interrare, in cui infilare la stecca dell’ombrellone], grazie mille.
[Poi il blogger paga 5 euro e si allontana mestamente verso la sua “utilitaria con pretese”, solitario e rattristato dal fatto che e’ inutile dichiararsi cosmopoliti e cittadini del mondo, se poi si incappa in barriere linguistiche gia’ a poche centinaia di metri da casa.]
Io conosco ed ho usato più volte l’ombrellone Girafacile. Ha un palo piegato, fatto a manovella ed una punta elicoidale in fondo.
Praticamente girandolo in senso orario fa la funzione di trapano a mano, si avvita in un attimo nella sabbia e nella ghiaia e bisogna svitarlo per rimuoverlo…
Se può interessare…
sì, ma anche pensandolo come chiodo e non Kyoto, come si usa con l’ombrellone?
Io sapevo di quell’affare a vite che aiuta ad inserire la punta dell’ombrellone in profondità (e temevo che il tizio lo usasse per i quadri di casa…), ma un chiodo?
forse è per questo il protocollo di kyoto è fallito… si parlavano lingue troppo diverse. Mettiamo un bel glossario online?
http://www.kyotoclub.org/
uahahah:D Questa è bellissima!
io da poco ho avuto a che fare con “il bresitende ti un assogiazione ti gadecoria ghe offre muduo soggorso a barrugghieri, esdedisdi e daduadori”…!
Meet el bresitende! (fine gidazione musigale x Suz)
per un attimo ho pensato a implicazioni tra l’ombrellone e il Protocollo di Kyoto, un sistema per ridurre l’effetto serra sulle spiagge. Poi ho pensato che kyoto scaccia kyoto e me ne son fatto una ragione.
le pronuncie sono tutto nella vita…. 🙂
beh, il mio insegnante di chimica diceva sempre tato per dado… ma era simpatico.
comunque per l’ombrellone ci vuole il chiodo e anche la carota… chiedi la carota è fondamentale.
Virus’73: è di Barletta sicuramente! 🙂
“Alone in Kyoto” degli Air, nella versione di “Lost in Translation” è davvero bellissima.
Fighissimo!!! A me sul Bus Satti per Gassino, alla stazione di partenza di via Fiochetto a Torino autista sudatissimo si alza in piedi e dice “Che tutti quelli che devono fare il biglietto venissero sul bus gli altri aspettassero nel piazzale!” Troppo e tristemente vero !!
LOL 😀 Il kioto ahahah